DAMASCO – Una manciata di chilometri li separa dalla capitale. Inesorabili, gli insorti siriani sono pronti a “rovesciare il regime”. Dopo la conquista avvenuta il 5 dicembre della città di Hama, i ribelli procedono verso Damasco. Una strategia confermata anche dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan.
Mentre le bombe israeliane precipitano al confine tra Libano e Siria, attacchi aerei massicci hanno distrutto un ponte autostradale strategico che collega la città di Hama, controllata dai ribelli, a Homs, di cui il regime sta cercando di impedire la caduta.
Secondo quanto riportato dall’Osservatorio siriano dei Diritti umani (Osdh), l’Hayat Tahrir al-Sham (Hts) e le fazioni alleate sono arrivati a soli cinque chilometri dalla periferia di Homs, dopo aver preso il controllo delle cittadine di Rastan e di Talbisseh, località ribellatesi al governo di Damasco sin dal 2011.
Il canale di informazione saudita Al Arabiya/Al Hadath ha riferito che le forze ribelli siriane hanno preso il “controllo completo e rapido” della campagna settentrionale di Homs, la terza città più grande della Siria a nord di Damasco. Con la caduta della roccaforte, come riporta l’Ong, i ribelli potrebbero “tagliare la strada principale che conduce alla costa siriana”.
In un’intervista alla Cnn, Abu Mohammad al-Jolani, leader della milizia Hts che guida l’opposizione armata in Siria, ha affermato che l’obiettivo dei ribelli filoturchi è infatti quello di rovesciare il regime del presidente Bashar al-Assad.
Con l’assalto a sorpresa, chiamato Operazione Dissuasione dell’aggressione, la lunga guerra civile in Siria, iniziata nel 2011 sulla scia delle primavere arabe, è tornata di attualità. Scacciando le forze del presidente Assad da Aleppo, la città più grande del Paese, controllata dall’esecutivo dal 2016, le milizie antigovernative hanno dato inizio a una delle fasi più cruente del conflitto.