HomeCronaca Don Puglisi e don Gallo due volti di una Chiesa diversa a fianco degli ultimi

Don Puglisi e don Gallo due volti di una Chiesa diversa a fianco degli ultimi

di Alessandro Filippelli28 Maggio 2013
28 Maggio 2013

Quando le vie della santità percorrono strade diverse. Due eventi hanno segnato un sabato particolare quello del 25 maggio. Palermo e Genova hanno celebrato Don Andrea e Don Pino, preti “strani”, “scomodi”, che hanno scelto di professare il vangelo senza scendere a compromessi.
Due percorsi di vita, almeno in apparenza, diametralmente opposti. Da una parte la fede, dall’altra l’ideologia. Il catechismo delle vocazioni e le manifestazioni del gay-pride e poi, le prediche sul sagrato contro Cosa Nostra e le celebrazioni pro Chavez con la bandiera venezuelana sull’altare. Uomini di Chiesa che hanno restituito all’evangelo la forza della parola seppur in maniera diversa ma con una particolare attenzione verso gli ultimi: il quartiere Brancaccio a Palermo da un lato ela Comunitàdi San Benedetto dall’altra.
A confronto. Il rivoluzionario don Gallo aveva sempre alzato la voce, si era schierato dalla parte degli omosessuali e in favore della liberalizzazione delle droghe leggere. E’ stato il prete dalle mille battaglie, uomo di pace che però stava nel conflitto, quello sociale, accanto ai più deboli.
Nel suo ultimo tweet, il 20 maggio, aveva scritto “Sogno una Chiesa non separata dagli altri, che non sia sempre pronta a condannare, ma sia solidale, compagna”. Questo spiega il perché veniva apprezzato da tanti atei e credenti, intellettuali e poveri.
Don Pino Puglisi, il primo martire di mafia, era il parroco di una delle borgate di Palermo a più alta densità mafiosa. Don Pino fu ucciso dalla mafia il 15 settembre del ‘93, il giorno stesso del suo compleanno, perchè “rompeva le scatole”, disse uno dei componenti del commando di fuoco che lo uccise. Il suo rompere le scatole era frapporsi tra vittime e carnefici, inserirsi e contrastare i disegni dei mafiosi, nei soprusi della politica complice. Don Puglisi non era un potente, e come ricorda oggi un editoriale sul quotidiano della Cei, Avvenire, “il suo salotto era la strada. La strada dove i ragazzi disfacevano le loro vite, a Brancaccio, tra violenza, droga, ignoranza, prostituzione, spaccio, pizzo…” e così aiutava soprattutto i ragazzi del quartiere, a crescere e diventare adulti con la consapevolezza della propria dignità e del valore della libertà personale.
Alla canonizzazione di don Pino c’era un mare di gente, in una mattinata di sole che rendeva ancora più luminoso l’evento. Nelle stesse ore invece a Genova pioveva durante i funerali di don Gallo, che hanno avuto anche qualche episodio di contestazione.
Due esempi di vita. Così il sacrificio di don Puglisi e l’esempio di don Gallo e di tanti altri preti sparsi nel paese, testimoniano come il vangelo sia davvero alla portata di tutti, ricchi, poveri, dimenticati e ammalati, persi e ritrovati, emarginati e lontani.

 Alessandro Filippelli

Ti potrebbe interessare

Master in giornalismo LUMSA
logo ansa
Carlo Chianura
Direttore delle testate e dei laboratori
Fabio Zavattaro
Direttore scientifico
@Designed & Developed by Bedig