Il giorno della partenza è quasi arrivato: domani papa Francesco volerà a Cuba. Il Pontefice arriverà all’Avana per una visita di quattro giorni dove incontrerà anche Fidel Castro, poi si sposterà negli Stati Uniti. Il viaggio sembra proprio sugellare il successo diplomatico ottenuto con il disgelo dei rapporti tra i due paesi. L’embargo economico rimane l’ultimo tassello da raggiungere per una normalizzazione totale. In merito, ieri, Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha dichiarato: “Questo tipo di sanzione provoca disagi e sofferenze nella popolazione che lo subisce”.
Altro tema caldo quello del bisogno di una maggiore apertura dal punto di vista della libertà e dei diritti umani. Proprio in vista dell’arrivo di Francesco, Cuba, concederà la grazia a 3.522 detenuti. Non è ancora chiaro se, tra di loro, ci saranno i 50 dissidenti politici arrestati domenica scorsa dopo essere scesi in piazza per chiedere al governo il rilascio di alcuni prigionieri politici.
Intanto, fonti della Casa Bianca riferiscono che gli Usa sarebbero pronti ad impegnarsi attenuando l’embargo, diminuendo le restrizioni per le imprese e rendendo più sicuri i viaggi degli americani nell’isla grande. Il Segretario di Stato americano, John Kerry, alla cerimonia dell’alzabandiera nell’ambasciata Usa a L’Avana, riaperta quest’estate dopo cinquant’anni, ha voluto ringraziare Bergoglio per il suo impegno. “Il Santo Padre e il Vaticano – ha affermato– hanno avviato un nuovo capitolo nelle relazioni tra i due Paesi, non è per caso che il Pontefice verrà qui e poi negli Usa”.
Nella seconda tappa del suo viaggio papa Francesco è atteso al Congresso di Washington –sarà il primo papa nella storia a parlare in quella sede – e alle Nazioni Unite.
Cecilia Greco