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Torna a Roma Nan Goldin, aperta una mostra alla Gagosian

di Flavia Testorio22 Marzo 2014
22 Marzo 2014

nangoldinGli inviti a nozze tra sacro e profano sono già stati spediti. Fino al 24 maggio l’ovale sala della Gagosian Gallery di Roma celebra, con un’esposizione, il matrimonio tra la fotografia desacralizzante e l’eccellenza delle opere d’arte del Louvre. Il progetto è firmato Nan Goldin, classe ’53, una delle fotografe americane più trasgressive di sempre.

Alla veneranda età di 60 anni, la Goldin continua a leggere il mondo attraverso l’obiettivo ricurvo della macchina fotografica, mostrando a tutti il suo provocatorio modo di osservarlo. In “Scopophilia” (dal greco, “passione per lo sguardo”) l’artista accosta uno scatto rubato dalla vita quotidiana di amici e passanti ad un capolavoro del museo parigino più famoso del mondo, il Louvre. Il progetto, iniziato nel 2010 con una passeggiata “a piede libero” nel museo, ha come intento quello di regalare allo spettatore una dissacrante, e quanto mai personale, chiave di lettura dei grandi classici della storia dell’arte. L’amore, l’erotismo e la carnalità vengono immortalati così come si mostrano nella vita di tutti i giorni creando, attraverso uno studiato gioco di accostamenti, la desacralizzazione dell’opera d’arte e, al tempo stesso, un innalzamento fino alla perfezione della voluttà.

Le fotografie esposte nella Gagosian Gallery sono fedeli riproduzione della trasgressione che caratterizza l’esistenza umana, così sincere da suscitare un senso di disagio nello spettatore che si sente catapultato, senza averne diritto, nella vita intima di molti sconosciuti. Gli scatti spogliano di ogni pudore i tabù delle società moderne, come il sesso, e rendono i ricordi personali dell’artista un’opera d’arte. Ed è proprio questa l’innovazione portata avanti da Nan Goldin: fare della fotografia una sorta di “diario pubblico” in cui raccontare le esperienze più recondite e personali che, in fin dei conti, accomunano l’esistenza di ognuno di noi. Per dirla meglio: “L’arte di Nan Goldin evoca quello che la memoria personale non riesce a conservare”, come scrivevano Lampert e Carolyn Christov-Bakargiev.

Flavia Testorio

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