Erano in migliaia i giovani che hanno partecipato a Roma ai funerali di Alessandro Di Santo, il ragazzo di 20 anni del Prenestino schiacciato dalle ruote di un autobus della linea N4 gestita dalla Roma Tpl. In cinque erano di ritorno da una festa di compleanno quando verso le tre del mattino si è consumata la tragedia. Alessandro stava tentando di farsi aprire le porte dall’autista del bus sul quale erano riusciti a salire gli altri tre amici della ristretta comitiva quando il mezzo, ripartendo, lo ha travolto e ucciso sul colpo.
Alle esequie erano molti i ragazzi in lacrime durante l’omelia e nel corso della lettura del messaggio di commiato di amici e professori. Alex frequentava l’università ed è stato ricordato come un giovane responsabile, sorridente, allegro e pieno d’entusiasmo. In tanti hanno voluto posare un fiore bianco sul feretro mentre i genitori, provati, sono stati sorretti dall’affetto di amici e familiari.
La municipalizzata del trasporto capitolino ha voluto essere presente con una vettura della linea N4 che riportava sul display la scritta “Disa”, il soprannome di Alex per gli amici più stretti. L’Atac ha fatto sapere che il mezzo, fornito in occasione del funerale e usato poi per raggiungere in corteo il cimitero di Prima Porta, ha rappresentato un piccolo gesto di attenzione verso i familiari e, in particolare verso il padre della vittima, anche lui dipendente dell’azienda.
Intanto il conducente che ha causato la morte di Alessandro è indagato per omicidio colposo. Secondo gli ultimi accertamenti l’impatto con il corpo del ragazzo sarebbe avvenuto in corrispondenza della ruota anteriore sinistra, quella posta sul lato guida. Difficile ipotizzare che l’autista, al termine della breve discussione avuta con Alex rifiutandosi di aprire le porte fuori fermata, non si sia accorto dell’urto e della presenza di Alessandro attraverso gli specchietti retrovisori.
Emanuele Bianchi