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Djokovic ammette errori
nelle dichiarazioni Covid
Ora rischia cinque anni

Le autorità australiane indagano

anche per violazione della quarantena

di Agnese Palmucci12 Gennaio 2022
12 Gennaio 2022

epa09679666 Novak Djokovic of Serbia is seen during a training session at Melbourne Park in Melbourne, Australia, 12 January 2022. EPA/JAMES ROSS AUSTRALIA AND NEW ZEALAND OUT

L’esclusione dagli Australian Open potrebbe essere la pena più lieve per Novak Djokovic. Un errore da parte dello staff del tennista serbo, nella dichiarazione Covid rilasciata all’arrivo a Melbourne potrebbe far rischiare al campione fino a cinque anni di carcere per prove false. Secondo i quotidiani australiani The Sunday Morning Herald e The Age, infatti, le autorità del Paese hanno ampliato l’indagine sulla star del tennis includendo l’analisi delle discrepanze nelle informazioni fornite da Djokovic. Ma non solo. Al vaglio del dipartimento degli Affari interni australiano ci sono anche la violazione delle regole sull’isolamento in Serbia e le incongruenze sulla data del suo test per il Covid-19.

Andiamo per ordine. Stamattina il numero 1 del tennis mondiale, uscito dall’albergo in cui era stato isolato, ha scritto un lungo post su Instagram in cui ammette che un membro del suo staff ha compilato il questionario Covid fornendo alcune false informazioni. “Il mio agente si scusa, è stato un errore non voluto”, ha affermato Djokovic. Nella dichiarazione di viaggio rilasciata alle autorità di frontiera lo scorso 5 gennaio, è infatti riportato che il campione serbo non avrebbe viaggiato nelle due settimane precedenti al torneo. In realtà Novak, in quel periodo, si era recato in Spagna e ha partecipato a vari eventi a Belgrado.

A difesa del campione si è schierata da subito sua madre Dijana, secondo cui il figlio non sapeva di essere positivo quando ha partecipato a un’iniziativa sportiva in Serbia senza mascherina. “Quando si è accorto di esserlo si è isolato”. La bufera, però, non si placa. Djokovic infatti, non vaccinato, è stato visto a Belgrado il 16 dicembre, dopo la positività al Covid. Il 17 dicembre, la Federtennis serba ha annunciato sulla propria pagina Facebook che “il miglior tennista del pianeta” aveva assegnato lo stesso giorno coppe e diplomi ai giovani giocatori, tutti nelle foto senza mascherina.

Un altro ace per chi vuole il tennista fuori dal primo Grande Slam dell’anno è l’intervista che il 18 dicembre Djokovic ha rilasciato al giornale francese l’Equipe, violando ancora una volta la quarantena. “Non volevo deludere il giornalista – ha scritto, – ma mi sono assicurato di mantenere il distanziamento sociale e di indossare una mascherina, tranne quando mi hanno fotografato”. Dopo l’intervista sarebbe tornato a casa per il previsto periodo di isolamento. Il reporter francese che ha intervistato il tennista ha riferito che non era stato informato della positività di Djokovic, e che gli era stato chiesto di non fare domande relative ai vaccini.

Una matassa difficile da districare. Ora la palla passa al governo di Canberra, che dovrà decidere se revocare o meno il visto al tennista per restare nel Paese e partecipare agli Australian Open. Decisione che probabilmente slitterà ancora perché i legali di Djokovic hanno “fornito ulteriori lunghe presentazioni e documentazione”.

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