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Divorzio dall'Europa:
Cosa cambia per gli
italiani post-Brexit

Circa 600.000 connazionali

vivono o lavorano nel Regno Unito

29 Marzo 2017

Dalla Brexit verranno colpiti anche quei 3 milioni e mezzo di europei che si sono trasferiti in UK per lavoro, studio, o che hanno messo le loro radici in terra di Albione. Si conta siano almeno 600.000 i lavoratori e studenti italiani in UK, di cui 450.000 nella sola capitale. Studiare a Londra potrebbe diventare per loro più costoso: se le rette si aggirano intorno ai 12 mila euro annui (circa 9mila sterline), la Brexit innalzerebbe il costo dell’istruzione al livello di altri “studenti internazionali” extra-UE. Dai 14 ai 19 mila pound ogni anno.

Per i lavoratori, che dopo 5 anni di contributi comunque possono richiedere la doppia cittadinanza inglese, il compartimento più a rischio riguarda il settore della ricerca, perché ampiamente finanziato da Bruxelles.

A livello economico, la Brexit comporterà probabilmente dei dazi per permettere ai beni inglesi di raggiungere un bacino da 450 milioni di utenti come quello che il popolo di Sua Maestà ha deciso di abbandonare. Ma non solo, perché con la caduta della sterlina nel cambio con l’euro, mediamente gli inglesi si sono impoveriti di circa il 12% nel giro dei 9 mesi successivi al referendum vinto dal Leave.

Non solo persone, ma anche i cibi italiani rischiano una flessione pari a 3,2 miliardi di euro: questo il valore dell’export tricolore nel paese anglosassone. Secondo la Coldiretti, la flessione in 9 mesi è stata del 9%, che diventa quasi il 13 per l’olio d’oliva. Meglio, ma sempre in calo, l’esportazione di beni Made in Italy, che quest’anno ha registrato uno +0,5% nel periodo luglio-dicembre (e quindi subito dopo il voto), con la stangata del calo prevista nel 2017: quest’anno infatti la Sace (ente della cassa depositi e prestiti nel settore assicurativo-finanziario) prevede una netta flessione, fra il 3 ed il 7%.

Un divorzio che dovrebbe costare agli inglesi 60 miliardi di euro. Ed il prezzo di questo doloroso divorzio verrà pagato anche dagli altri 27 paesi dell’Unione, dovendo farsi carico della mancata quota anglosassone: se l’Italia ogni anno versava 17 miliardi e 693 milioni di euro a Bruxelles, quest’anno la quota potrebbe salire a quasi 19 miliardi, con un aumento di 1,3 miliardi. Non è escluso però che la Gran Bretagna accetterà di pagare un dazio per permettere alle proprie merci di raggiungere il mercato europeo, andando ad alleggerire questa voce nel già disastrato bilancio italiano.

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