Luca Zorloni è un giornalista responsabile di economia e internet per Wired Italia. Si occupa in particolare di privacy, Cina e cyber security.
Si dibatte molto sul termine “censura” usato in relazione all’espulsione di Donald Trump da Twitter. Lei cosa ne pensa?
Noi, quando ci iscriviamo ad un social, accettiamo di entrare in giardini che sono regolati da alcune condizioni di servizio. Purtroppo non ci facciamo caso quando ci iscriviamo perchè siamo più interessati ad entrare che a guardare le condizioni di quella proprietà. Dobbiamo scardinare delle ovvietà: non è che se uno non comunica su Twitter, allora non può farlo da altre parti. Ci sono anche le tv, i giornali e altri variegati strumenti. Non è che se non sei suoi social, allora non sei nel mondo.
Il discorso si complica nel momento in cui le aziende scelgono di effettuare eventuali ritorsioni come quando sono stati tolti i server a Parler. Però, nuovamente, ci troviamo all’interno di condizioni contrattuali commerciali. È evidente che questo abbia ripercussioni nel processo democratico e sul dibattito pubblico.
Invece in relazione ai governi autoritari che non consentono l’accesso ai social?
È chiaro che dal punto di vista dei nostri valori democratici, un governo che blocca internet e lo censura in quelle forme è chiaramente un governo che non rispetta le libertà fondamentali dell’uomo. Per noi quella è sicuramente censura perché blocca la libertà di espressione anche nel dissenso politico all’interno di un contesto sociale e di una comunità che ha democraticamente eletto i propri rappresentanti. Non a caso li consideriamo dei regimi o delle democrazie illiberali.
Nel tempo, infatti, sono nate diverse piattaforme con diversi orientamenti.
Le fondamenta delle nostre democrazie sono basate sulla libertà di espressione e sulla possibilità di non censurare nessuno a prescindere per il suo pensiero. Si potranno sempre creare spazi dove chi non si trova riconosciuto in altri potrà dibattere con le persone interessate ciò che dice. Nulla vieta di creare l’ennesima app dove ci si possa scambiare un’opinione che altrove non trova spazio, vedi il caso di Clubhouse. Gli spazi si creano, nascono, maturano e si distruggono con una velocità molto più ampia di quanto percepiamo. L’importante è che il fondamento del valore della società resti quello della democrazia liberale e che tutela i diritti.
I social, nella comunicazione odierna, rischiano di essere manipolati?
Anche radio e tv furono manipolati dal regime fascista e nazista per le loro comunicazioni. il social è un altro tipo di canale a cui tutte le forme di comunicazione, da quella pubblicitaria a quella giornalistica a quella politica, possono accedere. L’opportunità di usarlo in maniera sana ed equilibrata dipende dalla buona predisposizione e dai buoni intenti della singola persona. Una degenerazione ci può essere anche se un giornale pubblica fake news, ma è pur vero che i social e la rete offrono una decentralizzazione della comunicazione tra mittente e destinatario.