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Disturbi alimentari
"in Italia poca prevenzione
orientare maggiori risorse"

Il dottor Mendolicchio a LumsaNews

"Recuperare la cultura legata al cibo"

di Enrico Scoccimarro12 Marzo 2021
12 Marzo 2021

Leonardo Mendolicchio è un medico psichiatra – psicanalista, responsabile dell’Unità Operativa Complessa di Riabilitazione DCA all’Istituto Auxologico Italiano di Piancavallo (Verbania). È anche direttore scientifico della Comunità “Lo Specchio” ad Iglesias e della rete “Food For Mind”. Ha parlato a Lumsanews delle cause e delle possibili soluzioni ai disturbi del comportamento alimentare, in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla a essi dedicata.

Dott. Mendolicchio, tenendo presente gli ultimi dati che raccontano un aumento del 30% del fenomeno dei disturbi del comportamento alimentare, a quali elementi si possono attribuire le cause particolari e in quale modo pensa che la pandemia abbia contribuito a tale aumento?

L’aumento di prevalenza dei DCA è inequivocabilmente legato agli effetti psicosociali legati alla pandemia e al lockdown. Questo periodo ha significato un grave trauma per tutti coloro che presentavano già delle fragilità psicofisiche che sotto i colpi di questo brutto momento hanno esacerbato il proprio malessere psicofisico. In particolar modo gli adolescenti hanno mostrato molte difficoltà e i disturbi alimentari, non dobbiamo mai dimenticarlo, sono la più frequente espressione di malessere tra i giovani. Tuttavia non bisogna dimenticare anche il mondo dell’adultità che ha riversato nel cibo tutte le inquietudini di questo periodo estremizzando i comportamenti alimentari in senso restrittivo o di aumentata voracità.

In che modo pensa che l’opinione pubblica, con l’occasione della giornata nazionale dedicata, possa fare da supporto alle persone affette da tali disturbi?
Pochi giorni fa è stato pubblicato uno studio americano dove si chiarisce che le risorse sanitarie destinate alla cura e alla ricerca dei DCA sono un quarto di quelle destinate alle demenze e un quinto di quelle destinate all’autismo. Partendo dal presupposto che in Italia muoiono 3000 ragazzi l’anno per cause dirette e indirette legate ai DCA si capisce bene quanto sia determinante stimolare l’opinione pubblica per orientare risorse necessarie alla cura e alla ricerca.

Pensa che esista una strategia sociale finalizzata a combattere il fenomeno? Se sì, quale? Se no, quale dovrebbe essere?

In Italia c’è pochissima prevenzione su tali disturbi, la formazione di personale specializzato in tali malattie non esiste, ci si affida al pressapochismo o ad eccellenze isolate. È arrivato il momento di metterci la testa e di pianificare la prevenzione, la formazione di personale qualificato e di garantire sul territorio un approccio socio sanitario adeguato.

L’educazione alimentare e la cultura del cibo sono materie spesso poco dibattute e spesso non trattate dalle scuole. In che modo si può dare un segnale alle istituzioni per introdurle con maggiore spazio? Crede inoltre che la tradizione culinaria del nostro paese possa essere in qualche modo un buon alleato oppure no? 
L’Italia è la culla della dieta mediterranea, ma è anche il paese con il più alto tasso di obesità infantile di Europa. Un controsenso stridente che ci mostra quanto sia importante il recupero della “cultura” legata al cibo. Una cultura del cibo passa attraverso tre elementi: il legame tra il cibo e il territorio, il legame tra il cibo e le tradizioni e infine il legame tra il cibo e l’innovazione.

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