“Nel biennio 2015-2016 i distretti industriali hanno ottenuto buoni risultati: la crescita cumulata del fatturato è stata pari al +1,4%. Fatturato e margini unitari sono ormai su livelli superiori a quelli pre-crisi”. È quanto emerge dalle stime del centro studi di Intesa Sanpaolo che ha presentato il nono rapporto annuale sui 149 distretti industriali italiani.
Grazie alle informazioni contenute nel database ISID (Intesa Sanpaolo Integrated Database), il Rapporto Economia e Finanza dei Distretti Industriali, evidenzia i principali fattori che differenziano le strategie delle imprese distrettuali rispetto alle altre imprese.
Secondo l’analisi, i distretti hanno chiuso il biennio 2015-2016 aumentando il fatturato dell’1,4%, a fronte di una crescita del Margine operativo lordo (MOL) del 7,6%. Con questi risultati sono stati colmati gli effetti della crisi, segnando nuovi massimi storici su ricavi e margini unitari, mentre nelle aree non distrettuali il divario è ancora significativo.
Tra il 2008 e il 2015 i volumi d’affari nei distretti italiani sono aumentati del 3,5%, per un fatturato totale di 550 miliardi, mentre nelle altre zone del paese c’è stata una complessiva flessione del 2,5%. Anche la liquidità prodotta dalle 15mila imprese “di distretto” è cresciuta: dal 6 all’8% sull’attivo patrimoniale.
Il Rapporto fornisce poi le previsioni per il biennio 2017-18. Secondo l’analisi la tendenza dovrebbe accentuarsi nel biennio 2017-2018, con una crescita cumulata del fatturato distrettuale pari al 4,3% (2,2% nel 2017 e 2,1% nel 2018) e un rialzo del Margine operativo lordo attorno al 7,7% annuo. La spinta, si legge nel rapporto, “arriverà dai mercati esteri e da una ripresa della domanda interna, alimentata soprattutto dalla filiera metalmeccanica e dalla leva dell’industria 4.0”.
I distretti più floridi in fatto di crescita e di redditività sono risultati quelli veneti. Se lo scorso anno, sempre secondo il rapporto, 7 distretti sui 15 più in crescita a livello nazionale erano veneti, nel 2016 si è riusciti a fare ancora meglio, arrivando a quota 8. Dopo il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, con un indice di crescita del 92,8 (su un massimo di 100) e gli occhiali dall’occhialeria di Belluno, ci sono i dolci e la pasta veronesi, la plastica di Treviso, la meccanica strumentale di Vicenza e la termomeccanica di Verona.
A seguire i distretti veneti, i salumi di Parma, i vini dei colli fiorentini e senesi, la mozzarella di bufala campana e il legno dell’Alto Adige.