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Dalla Sardegna la ricetta contro la disoccupazione: dal Comune un biglietto per emigrare

di Mario Di Ciommo23 Settembre 2014
23 Settembre 2014

Lavoro-prospettive-2013-2014-IstatSe la crisi occupazionale che attanaglia l’Italia è uno dei problemi principali che il governo Renzi deve affrontare quella dei giovani potremmo definirla una vera e propria emergenza se è vero che il 42,9% (dati Ocse) dei giovani tra i 15 ed i 29 anni non ha un impiego.

La situazione, come è possibile immaginare, è molto complicata al centro-sud, con percentuali che alzano la media nazionale.

Una delle regioni maggiormente in difficoltà è la Sardegna con un tasso di disoccupazione al 54% per i giovani tra i 15 ed i 24 anni.

Lo sa bene il sindaco di Elmas, cittadina alle porte di Cagliari, che ha pensato ad un metodo alternativo per aiutare i giovani del proprio comune a “smettere di bighellonare al bar” come da lui stesso dichiarato.

Il primo cittadino sardo, come tanti suoi colleghi, fronteggia ogni giorno l’emergenza lavoro ma, evidentemente, con scarsi risultati: a nulla sono valsi infatti piani per il lavoro e tirocini formativi. Per questa ragione Valter Piscedda, questo il nome del sindaco, ha deciso di dare vita al progetto ‘Adesso parto’, un finanziamento per un viaggio di sola andata in qualsiasi capitale europea, per le prime spese di soggiorno e per un corso di inglese. Gli unici requisiti richiesti sono la residenza ad Elmas da almeno 3 anni e non aver compiuto il 50esimo anno di età.

“Ogni giorno nel mio ufficio c’è il viavai di disoccupati che chiedono aiuto – ha dichiarato il sindaco – in molti mi dicono che vorrebbero andare a trovare fortuna all’estero ma che non hanno neppure la possibilità di pagarsi il biglietto. E allora ci siamo fatti una domanda: perché non incentivare questi ragazzi? D’altronde siamo cittadini d’Europa e non possiamo pretendere che la Sardegna sia in grado di soddisfare tutte le nostre necessità”.

Naturalmente l’iniziativa ha scatenato diverse reazioni, non tutte positive, come è possibile immaginare. Ci si divide infatti tra chi crede che questo finanziamento sia un’opportunità per tanti giovani che non potrebbero permettersi un’esperienza del genere ed altri che la etichettano come un incentivo ad emigrare, a lasciare il proprio paese ed andare a cercare fortuna all’estero. Una vera e propria ‘fuga incentivata’, con conseguente perdita di forza lavoro e redditi per il nostro paese: una sconfitta, anche piuttosto netta, del nostro sistema.

“Non vogliamo incentivare l’emigrazione ma siamo realisti: le politiche del lavoro nella nostra regione hanno fallito – continua Piscedda – con questo progetto diamo un contributo ai ragazzi che non sono disposti ad arrendersi e facciamo in modo che vadano fuori, che imparino un’altra lingua, che acquisiscano nuove competenze e che magari tornino in paese con un il gruzzolo necessario per costruire casa e metter su famiglia”.

Essere costretti ad andare all’estero a cercare fortuna: è l’Italia 2.0 versione europea o il ritorno a cento anni fa?

Mario Di Ciommo

 

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