Un altro caso di discriminazione ai danni di donne e minoranze. Il dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti ha denunciato l’Oracle Corporation, multinazionale del settore informatico della Silicon Valley, per una diffusa discriminazione verso le donne e le minoranze etniche.
L’azienda avrebbe infatti promosso una crescente esclusione di neri e ispanici. Su circa 500 assunti per lavori tecnici negli ultimi 4 anni, la società ha ingaggiato solo 5 ispanici e 6 neri. Inoltre, sono stati sottopagati 11 mila dipendenti asiatici, con disparità salariali dell’8%, e 5000 donne, con un gap di stipendio del 20%.
L’azione del dipartimento del Lavoro ha riconosciuto e rafforzato le prove evidenziate in una recente class action intentata da 4.200 lavoratrici per discriminazioni retributive.
Oracle fornisce servizi di cloud computing a livello mondiale e ha diversi contratti con il governo federale, per oltre 100 milioni di dollari l’anno. Questo significa che, come Google, à soggetta alla legge anti discriminazione e ai controlli del dipartimento del Lavoro.
La stessa Google, però, era stata impegnata lo scorso anno in una causa con il dipartimento del Lavoro americano, secondo cui nell’azienda c’era una disparità di compensi tra uomini e donne, meno pagate dei loro colleghi nonostante i lavori fossero simili. Sottopagate e con meno possibilità di carriera rispetto ai colleghi maschi, le tre dipendenti Google Kelly Ellis, Holly Pease e Kelli Wisuri si si erano fatte portavoce della class action mossa in favore di tutte le dipendenti che avevano lavorato per Google nei quattro anni precedenti.
Di molestie e discriminazioni, sempre lo scorso anno, è stata accusata Uber. Caso concluso con le dimissioni del controverso numero uno della società di trasporti in auto, Travis Kalanick.
