Sono arrivate le prime sentenze per il disastro di Fukushima, la centrale nucleare giapponese il cui reattore scoppiò nel 2011.
La corte giapponese di Chiba ha confermato la sentenza del tribunale di Maebashi, che aveva condannato il governo centrale e la Tokyo Electric Power (Tepco), la società che gestiva l’impianto, a pagare i danni a 3.800 cittadini coinvolti nell’incidente. La delibera prevede un risarcimento di 500 milioni di yen, l’equivalente di 3,7 milioni di euro. La cifra è la somma più alta tra la trentina di azioni legali intraprese dai 10mila cittadini danneggiati in seguito alla dispersione delle radiazioni.
Rispetto ai casi precedenti, nei quali i querelanti erano sfollati, questa volta l’80% di chi si è costituito parte civile ne processo, è risultato in possesso di un’abitazione. Malgrado ciò, a distanza di sei anni dall’incidente, secondo le ricostruzioni del governo, sono ancora 55mila le persone senza casa nella regione di Fukushima e in quelle adiacenti.