Ieri, in tutto il mondo, donne di ogni età hanno marciato unite per le strade colorate di rosa. Un 8 marzo di celebrazione, ma anche di lotta. Molte infatti, hanno aderito all’iniziativa “Woman’s Strike”, il primo sciopero internazionale delle donne. A dimostrare che il lavoro femminile è innegabilmente indispensabile. Quasi sessant’anni fa, nella Virginia segregazionista, lo stesso spirito animava tre donne di colore impiegata alla NASA. Combattive e ribelli, consapevoli del loro valore, lottarono fino ad ottenere il loro ufficiale riconoscimento. Racconta la loro storia “Hidden Figures – Il diritto di contare”, il film di Theodore Melfi candidato agli scorsi premi Oscar, che oggi esce nelle sale italiane.
Le tre protagoniste sono Dorothy Vaughan (Octavia Spencer), Mary Jackson (Janelle Monàe) e Katherine Johnson (Taraji P. Henson), donne realmente esistite, con le loro storie straordinarie. La Johnson, unica vivente, ha collaborato vivacemente alla stesura del film. Alla Nasa lavoravano come “computers”, prima che l’omonimo macchinario fosse messo a punto. Erano parte del “coloured west department”, un edificio per sole donne nere incredibilmente abili nel calcolo matematico. Il film si concentra sul lancio del razzo Friendship 7, il primo prototipo americano che riuscì a portare un uomo in orbita. La Johnson, un talento eccellente con i numeri, con la sua bravura fuori dal comune divenne indispensabili alla squadra di uomini bianchi che organizzava il grande lancio. Fu la prima e ultima a realizzare e controllare le formule, a pochi secondi dalla partenza. Venne poi ufficialmente trasferita in reparto, fino a partecipare all’impresa dell’Apollo 11.
Mary Jackson invece, fu la prima ingegnere donna in Nasa e Dorothy Vaughan il primo supervisore donna di colore in tutta l’organizzazione. Pioniere e preparatissime, la pellicola le rappresenta a tutto tondo, anche nell’ambito famigliare. Senza per questo farle apparire più deboli. Denunciando razzismo e sessismo, il regista Melfi inquadra una nuova prospettiva. Queste donne, con le loro eccellenze, si sono rese indispensabili e hanno cambiato il sistema. Il messaggio, l’8 marzo di qualche decennio dopo, nelle piazze italiane è stato lo stesso.