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HomeSport Conti del calcio e diritti tv nel decreto sicurezza: “Norma ridondante ma utile”

I conti del calcio e le tv
nel decreto sicurezza
"Norma ridondante ma utile"

A Lumsanews parlano gli esperti

Mattia Grassani e Cesare Di Cintio

di Christian Dalenz27 Settembre 2018
27 Settembre 2018

Nel decreto sicurezza è stata inserita una norma che richiede alle società di calcio di serie A e di serie B di certificare i propri bilanci presso una società di revisione soggetta alla vigilanza della Consob se vogliono partecipare alla ripartizione dei proventi dei diritti tv. Ne avevamo scritto due giorni fa. Ma è davvero una norma necessaria? “E’ in effetti superflua, perché le società di revisione dei bilanci sono già ampiamente coinvolte nel processo di controllo delle squadre di calcio. La loro relazione è già richiesta per numerosi adempimenti, anche infrannuali, dalla Figc“. Lo spiega a Lumsanews l’avvocato Mattia Grassani, tra i massimi esperti di diritto sportivo in Italia.

Il legale bolognese ricorda infatti che “le norme federali in materia di ammissione ai campionati professionistici prevedono l’obbligo a carico dei club di depositare copia dell’ultimo bilancio approvato con allegata la relazione della società di revisione”Una prescrizione inserita sia nel Sistema Licenze Nazionali che nelle Norme Organizzative Interne della Figc.

D’altro canto, prosegue Grassani, “aver stabilito per legge che le squadre devono essere sottoposte ad un controllo del genere rappresenta un’ulteriore garanzia. Se un domani la Figc dovesse cambiare i propri regolamenti interni, le società calcistiche sarebbero comunque tenute a sottoporsi alla vigilanza sui bilanci“.

Un altro esperto da noi contattato, l’avvocato bergamasco Cesare Di Cintio, sottolinea inoltre che “la norma voluta dal governo richiede che i bilanci delle squadre siano sottoposti a revisione da società a loro volta sotto la vigilanza della Consob. Ciò rafforza il controllo sui loro bilanci, considerato che la Figc si limita a chiedere che siano società di revisione iscritte nei registri del ministero dell’Economia“.

Ma per Di Cintio, in realtà, “il problema si risolverebbe meglio a monte: emanando norme più restrittive riguardo la disciplina contabile. Ad esempio, oggi si richiede alle società calcistiche di pagare tutti i debiti sportivi per iscriversi. Ciò esclude i pagamenti ad altri tipi di lavoratori, come gli impiegati; impegni che qualora fossero disattesi possono comunque portare al fallimento la squadra“.

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