HomeCronaca Dipendenti comunali in piazza: “Marino vai a casa”

Dipendenti comunali in piazza: “Marino vai a casa”

di Raffaele Sardella06 Giugno 2014
06 Giugno 2014

DIPENDENTIIn 24mila disertano il posto di lavoro per protestare contro i tagli al salario accessorio. Lo sciopero coinvolge e unisce per la prima volta le più svariate categorie di professionisti, accomunate solo dall’avere un contratto di lavoro con il comune. Ci sono gli amministrativi, gli autisti, i vigili, la polizia municipale e gli insegnanti delle scuole per l’infanzia. Si riversano nelle strade della Capitale, paralizzando il traffico nell’area che va da Piazza Bocca della Verità al Campidoglio. Proprio lì, davanti alle porte del Comune, in circa 5mila si fermano per ascoltare gli interventi dei rappresentanti sindacali. Si accendono alcuni fumogeni e il sindaco viene contestato con fischi e con cori: “Marino vattene a casa!”. Per quanto la folla non sia numerosissima, la rabbia è forte e la protesta è intensa.

“No alle maestre tappabuchi!”, recita lo striscione delle insegnanti delle scuole dell’infanzia che, a partire dal prossimo anno, subiranno una riduzione degli orari di apertura. “La situazione delle scuole comunali versa nel caos – dice Antonella, insegnante da 21 anni –  la mancanza di supplenti ci costringe a lavorare di più per coprire le assenze delle nostre colleghe”.
“Una maestra per 25 bambini”, recita un altro variopinto striscione. La necessità di risparmiare costringe a ridurre il personale, a scapito della sicurezza e della qualità della didattica. Un altro motivo di protesta, che coinvolge oltre alle maestre anche i genitori, è la decisione di chiudere gli asili nel mese di luglio e dirottare i bambini in strutture private convenzionate.

Era dagli anni ottanta che non si vedeva uno sciopero della polizia municipale come questo, racconta Antonio, iscritto alla Cgil e guardia comunale da 36 anni. La polizia municipale sfila composta indossando le pettorine gialle di servizio. Tra loro molti vigili urbani in borghese che affiancano le maestre con uno striscione ironico, ma significativo, che cita il Vigile di Alberto Sordi: “questa mano po’ esse piuma, o po’ esse fero”.
Gli agenti sono arrabbiati non solo per i tagli, che rischiano di incidere di circa 300 euro su uno stipendio che non arriva ai 1500 euro, ma anche per l’assenza di una pianificazione economica che dia almeno una prospettiva d’uscita alla crisi in cui versa il comune. “Hanno aperto una crisi al buio. Senza avere un piano, un progetto” dice Pacifico, che da vent’anni è “al semaforo” a fare il suo lavoro.

Raffaele Sardella

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