Dai 15 ai 21 milioni di reais (dai 5 ai 7 milioni di euro). Questa l’entità del risarcimento chiesta alla Rai per lo spot dei Mondiali di calcio mandato in onda nelle scorse settimane. Lo spot ritraeva l’immagine del Cristo Redentore, famosa scultura di Rio de Janeiro, vestito con una maglietta azzurra numero 10 con l’ausilio della computer grafica. Secondo la legge brasiliana lo sfruttamento dell’immagine oltre a poter essere offensivo è anche illecito.
E a sentirsi offesi, per primi, sono stati i membri dell’Arcidiocesi hanno denunciato la tv di Stato italiana, apostrofando anche in modo ironico l’accaduto: sarebbe come se una tv brasiliana facesse uno spot con mulatte in atteggiamenti sconvenienti con i gladiatori del Colosseo, a detta loro.
E’ stato l’avvocato Rodrigo Grazioli di San Paolo, incaricato di rappresentare la diocesi, a notificare alla Rai, rappresentata dall’avvocato Alessandro Maria Tirelli, la decisione. Secondo la Rai non avrebbe ancora fornito una risposta ufficiale. Tirelli spiega di aver contattato i dirigenti della tv di Stato italiana sabato, e lo spot è stato ritirato. I soldi saranno utilizzati “per opere di carità della chiesa”, ha dichiarato la diocesi.
La figura del Cristo Redentore di Rio è stata in realtà oggetto di sfruttamento d’immagine già in altre occasioni. Tra le più famose, quella di una casa di pneumatici italiana, che aveva addirittura sostituito l’intera scultura con l’immagine di Luis Nazairo da Lima, detto Ronaldo, l’attaccante brasiliano che in quegli anni giocava nell’Inter.
Ai brasiliani comunque pare non siano piaciuti anche altri spot trasmessi dalla Rai sull’evento mondiale. In particolare la polemica è stata montata dal settimanale sportivo brasiliano “O’ Globo” scagliatosi contro trenta secondi raffiguranti dei bambini che giocano a pallone sulla spiaggia. “Raccolgono tutti i cliché di Rio a cominciare dai bambini nelle baraccopoli che giocano a calcio” sottolinea il giornale.
Stelio Fergola