Maurizio Lupi si è arreso. L’annuncio arriva nella serata di ieri: «Domani – ha detto il ministro durante la registrazione di Porta a Porta – al termine dell’informativa alla Camera, rassegnerò le dimissioni». «Questa mia decisione – ha aggiunto – rafforzerà l’azione del governo». Già ieri sera stava valutando se gettare la spugna e lasciare il dicastero per Infrastrutture. Ma ha voluto aspettare l’incontro con il premier Matteo Renzi che si è svolto questa mattina a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio questa volta è stato molto più esplicito con Lupi spiegando che la situazione che si è venuta a creare con l’inchiesta grandi opere mette in difficoltà tutto il governo e in particolare il ministero competente. Dopo l’annuncio Renzi si è limitato a definire quella di Lupi «una scelta giusta». Fino a poche ore prima il ministro dei Trasporti, aveva dichiarato pubblicamente di avere il sostegno del governo e che non intendeva dimettersi: domani terrà un’informativa alla Camera dei Deputati. Intanto, anche all’interno del Partito democratico cresce il dissenso attorno al titolare delle Infrastrutture: dopo Stefano Fassina, è stato il deputato Roberto Giachetti a chiedere a Lupi di lasciare l’incarico.
Fa quadrato attorno al suo ministro, invece, il Nuovo centrodestra, i cui esponenti sono convinti che le notizie emerse dall’inchiesta sulle grandi opere non bastino a gettare discredito sull’operato di Lupi. Quanto ricostruito dalla procura di Firenze, tuttavia, mostrano un sistema di tangenti all’interno degli appalti per le grandi opere infrastrutturali. Le polemiche politiche sono nate poiché dalle carte sono emersi i rapporti tra Lupi e i personaggi arrestati. Stefano Perotti, ora in carcere, avrebbe infatti regalato un Rolex da 10mila euro al figlio del ministro che è anche stato assunto dall’ingegnere amico del responsabile della struttura governativa per le grandi opere Ercole Incalza. Anche un viaggio pagato alla moglie di Lupi e una cena organizzata per reperire fondi “nell’interesse del ministro” sono alla base delle richieste di dimissioni. Per ora il ministro continua a difendersi ma c’è chi è pronto a scommettere che domani ufficializzerà il passo indietro.
Roberto Rotunno