A quasi un anno dal rapimento di Giulio Regeni al Cairo, l’emittente egiziana “Sada El Balad” ha trasmesso un video in cui il ricercatore friulano parla con il presidente del sindacato dei venditori ambulanti egiziani, Mohamed Abdallah. Il filmato è stato girato il 6 gennaio 2016, chiaramente all’insaputa di Giulio, che si interessava delle condizioni dei sindacati per conto dell’università di Oxford. Una sequenza di un’ora e 55 minuti, di cui 45 di conversazione, ma ciò che è stato trasmesso equivale ad una sintesi di 4 minuti, autorizzata anche dalla magistratura italiana.
Secondo quanto si apprende, il video è stato realizzato con una apparecchiatura in dotazione alla polizia egiziana nascosta in un bottone della camicia di Abdallah. Per chi indaga in Italia ciò confermerebbe il coinvolgimento degli agenti nella vicenda. Il girato mostra un uomo (Abdallah) che chiede denaro per curare la propria moglie malata di cancro, ma Regeni rifiuta di darlo: «Il denaro non è mio. Non posso usare i soldi per nessun motivo perché sono un accademico e sulle relazioni all’istituto britannico non posso scrivere che voglio utilizzare questo denaro a titolo personale». Alle resistenze del sindacalista-spia, Regeni specifica che «ci saranno molti progetti ai quali parteciperanno tutti i paesi del mondo». Inoltre, sembra confermato il fatto che Regeni stava proponendo un finanziamento di 10mila sterline a favore delle iniziative del sindacato.
Le immagini rappresentano una conferma visiva delle piste finora sondate, ma non forniscono elementi chiave per comprendere chi torturò Regeni causando un vero e proprio caso diplomatico fra l’Italia e l’Egitto. Dalla famiglia di Giulio non arriva nessun commento al video. Intanto si moltiplicano in Italia le iniziative per il prossimo 25 gennaio. L’appuntamento nazionale è all’Università La Sapienza di Roma, dove verranno distribuiti 365 cartelli numerati per ricordare i giorni che sono passati dalla sua scomparsa.