Liberi professionisti e partite iva insorgono. Per loro i sostegni previsti dal nuovo decreto non sono sufficienti. Lo denuncia anche Confcommercio affermando che “i ristori non bastano, serve di più”.
Il Decreto Sostegni, approvato venerdì 19 marzo dal Consiglio dei Ministri, prevede interventi per 32 miliardi di euro. Undici di questi sono destinati ai contributi a fondo perduto per partite iva, imprese e professionisti. Per chi farà domanda, i pagamenti dovrebbero partire dall’8 aprile.
Il piano del governo Draghi prevede aiuti fino a 10 milioni di fatturato e che che hanno subito perdite di ricavi per oltre il 30% nel 2020 rispetto al 2019. Gli indennizzi vengono calcolati sulla base di 5 fasce di ricavi che vanno dal 60%, per le imprese più piccole, al 20% per quelle più grandi. La novità di questo decreto è il modo in cui questi sostegni verranno distribuiti. Non si farà più riferimento alla lista dei codici Ateco, ma gli aiuti verranno stanziati in base al fatturato.
Ciò nonostante tra i lavoratori autonomi c’è profonda delusione perché ritengono i contributi non sufficienti. Un esempio riportato dal quotidiano la Stampa è quello di un professionista che è passato da un fatturato di 100 mila euro nel 2019 a 50 mila euro nel 2020 a causa della pandemia. Secondo il DI Sostegni, dovrebbe ottenere il massimo indennizzo previsto, ovvero del 60%. Ma a fronte della perdita subita di circa 4.166 euro al mese, il rimborso sarebbe di 2.499. Una cifra che corrisponde solo al 5% della perdita complessiva.