Continua il braccio di ferro tra il Governo e l’Ue sulla manovra. Dopo le incongruenze emerse ieri tra la Commissione europea e Giovanni Tria, ministro dell’Economia, sulle stime di crescita economica e sul rapporto deficit/Pil, il livello di tensione resta alto. “Non sapete fare i conti” aveva tuonato il ministro a Pierre Moscovici, “colpevole” di aver calcolato uno sforamento del 2,9% a fronte delle previsioni del Governo di non superare il tetto del 2,4%.
In attesa del vertice previsto per oggi pomeriggio a Palazzo Chigi tra Giuseppe Conte ed il presidente dell’eurogruppo Mario Centeno, a rassicurare Bruxelles ci ha pensato questa mattina il vicepremier Luigi Di Maio in conferenza alla stampa estera. “La garanzia che diamo è che il 2,4 è il termine massimo di deficit e saremo pronti a garantirlo e ad intervenire quando servirà nella legge di bilancio”, ha spiegato, sottolineando però che “non sono in discussione reddito di cittadinanza e quota 100”, bensì le risorse per realizzarli. Confermati quindi gli investimenti di 9 miliardi per il sussidio mensile anti-povertà ed i 7 miliardi per la riforma delle pensioni, il cui combinato disposto, secondo il Governo, avrà “un impatto sul Pil potenziale” e permetterà di liberare “diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
Di Maio si dimostra inoltre ottimista su una possibile sanzione da parte dell’Ue verso l’Italia, affermando di voler “intraprendere la via del dialogo” ed è sicuro che “lo spread calerà non appena avremo scritto nero su bianco le norme”.
Più pacate le dichiarazioni del ministro Tria oggi in audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. “Le stime di crescita della commissione europea, che fissano all’1,2% la crescita del Pil per il prossimo anno, riconoscono evidentemente l’effetto espansivo della manovra”, ha dichiarato.