“Comprendo gli umori, ma dobbiamo dimostrare maturità. Abbiamo il dovere di partecipare, ascoltare e assumere una posizione” è la risposta di Luigi Di Maio alle tensioni sollevate dalle varie anime del Movimento 5 Stelle nelle ultime ore. L’ala governista con Luigi Di Maio e Vito Crini dice “no” a governi tecnici, ma non esce dalle trattative, aprendo al voto su Rousseau per decidere la linea ufficiale dei grillini.
“Quel che penso è che il governo Draghi lo debbano votare i rappresentanti dell’establishment”. È l’attivista della prima ora Alessandro Di Battista a chiedere invece al Movimento di non dare la fiducia a Mario Draghi. Il nome dell’ex governatore della Banca Centrale Europea divide e il Movimento 5 Stelle è davanti a una scelta storica: passato anti-establishment o il rimanere “responsabili”, diventando i “costruttori” chiamati a raccolta dal Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Di Battista su Facebook indica la sua strada: “le pressioni saranno fortissime. Vi accuseranno di tutto. Voi non cedete. Questa manovra è stata pensata per indebolire il Movimento”. Con lui sembra essere Paola Taverna. Per la senatrice e vice presidente del Senato la via maestra sono le urne. Con pacatezza, dopo aver ringraziato il Capo dello Stato scrive sui social che “i cittadini devono poter scegliere chi dovrà risollevare le sorti di questo nostro Paese. Noi siamo pronti “.
“Quando uno fa il suo lavoro è sempre sereno” dice intanto, riciclando lo storico “Enrico stai sereno” di Matteo Renzi a Letta, l’ex premier Giuseppe Conte prima di entrare a Palazzo Chigi. L’Avvocato può contare sull’appoggio dei pentastellati, ma il suo futuro è in bilico.