Tirato per la giacchetta una parte e dall’altra, il ministro dell’Economia Giovanni Tria ci ha provato a rimanere impassibile e ad andare avanti per la sua strada. Eppure, l’ultimo pressing da parte di Luigi Di Maio, ha fatto irritare non poco l’inquilino di via Venti Settembre.
“Nessuno ha chiesto le dimissioni del ministro Tria”, precisa il leader dei 5 Stelle, ma “pretendo che il ministro dell’Economia di un governo del cambiamento trovi i soldi per gli italiani che momentaneamente sono in grande difficoltà, e che non possono più aspettare, lo stato non li può più lasciare soli
Di Maio è deciso a puntare i piedi per portare a casa il reddito di cittadinanza senza dover rimettere mano alla proposta del Movimento 5 Stelle contenuta nel contratto di governo: 780 euro per i 5 milioni di italiani in condizioni di povertà assoluta. Anche la Lega continua a fare pressioni per portare avanti i baluardi della propria campagna elettorale: flat tax e quota cento sulle pensioni. Proprio sul capitolo pensioni, ha fatto sapere il Carroccio, serviranno non meno di 6 miliardi.
Tria resta fermo sulle sue convinzioni, irremovibile nel ribadire che l’asticella del deficit oltre l’1,6% non si può e soprattutto non si deve alzare. Al massimo si può pensare a un leggero scostamento fino all’1,7%, ma andare oltre il 2 per cento è assolutamente impensabile per il ministro, che ha ribadito la sua posizione nel corso del vertice a Palazzo Chigi con il premier Conte e altri ministri. Tria ha messo sul tavolo l’ipotesi peggiore: “Se forziamo il deficit i mercati ce la faranno pagare”.