Utile netto in calo del 65% a 229 milioni di euro, rispetto ai 649 milioni dell’anno precedente. È così che chiude il terzo trimestre 2018 la Deutsche Bank. L’utile lordo si è attestato a 506 milioni di euro con un calo del 46% su base annua. Tempestivo l’intervento del ceo della banca tedesca, Christian Sewing, che sostiene l’importanza di questa performance mirata al raggiungimento di una «redditività sostenibile».
Ciò comporta anche una sostanziale diminuzione del personale. A settembre infatti, la banca aveva 94.717 dipendenti a tempo pieno – 2.800 in meno rispetto all’inizio dell’anno –, cifre che saranno abbassate ancora, ben al di sotto delle 90mila unità nel 2019. Nonostante il gruppo abbia raggiunto i 6,18 miliardi di euro di fatturato nel terzo trimestre, puntando ad una fidelizzazione dei clienti della banca d’investimento, si è registrato un calo del 9% ed una diminuzione dei ricavi del 13% pari a 3 miliardi di euro.
Rafforzato il Cet 1 (la componente primaria del capitale di una banca) che è salito dal 13 al 14%, superando gli obiettivi prefissati. Questo risultato è stato raggiunto grazie al taglio degli asset ponderati per il rischio (Rwa) di 7 miliardi di euro derivante fra l’altro dalla riduzione di investimenti ritenuti non strategici. Il rapporto Cost/Income della banca è salito al 90% nel periodo luglio-settembre rispetto all’84% di un anno prima e l’88 del secondo trimestre di quest’anno.
«Siamo sulla giusta via per chiudere l’anno in maniera positiva. I costi sono sotto controllo e abbiamo capitale a sufficienza per crescere», è il commento di Sewing. Se il ceo tedesco riuscisse davvero a chiudere il 2018 in utile, si tratterebbe di un evento che non si verifica dal 2014.
