“Al tuo fianco, Marcello”. La scritta è nera, al centro, costellata da un’ottantina di messaggi di amici e collaboratori che vanno quasi a comporre un puzzle. Il 26 giugno scorso il “Corriere della Sera” ha pubblicato un’intera pagina di solidarietà a Marcello Dell’Utri. Un modo per stringersi attorno all’ex senatore di Forza Italia, che sta scontando nel carcere di Parma la condanna a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma la pagina, voluta fortemente dalla moglie di Dell’Utri, ha scatenato non poche polemiche, soprattutto nei confronti del direttore della testata milanese. A quanto pare la scelta di Ferruccio de Bortoli di dare voce ai familiari di Dell’Utri non è piaciuta ai suoi stessi giornalisti di via Solferino, che hanno bollato come “molto grave” la scelta di accettare la pubblicazione della pagina. “Non entriamo nel merito dei sentimenti di quanti conoscono e vogliono mostrare la loro vicinanza a una persona detenuta – recita il comunicato diffuso dal Cdr – ma è inaccettabile che la direzione del Corriere della Sera abbia deciso di pubblicare un testo simile senza sentire quantomeno il bisogno di prenderne le distanze”. Secondo il Cdr, “è stato costituito “un precedente imbarazzante”. “Da oggi – continua il comunicato – ci chiediamo, come il Corriere potrà rifiutare analoghe richieste degli amici di altri condannati per mafia, seppur meno noti di Marcello Dell’Utri. La scelta, per altro, entra in contraddizione con quanto il “Corriere” scrive spesso, vale a dire che queste forme di comunicazione con detenuti condannati per mafia possono trasformarsi in pericolose interferenze su indagini in corso e contribuire a creare un clima di discredito nei confronti dei magistrati e degli uomini delle forze dell’ordine impegnati contro la mafia”.
Ma a scagliarsi contro De Bortoli non sono stati solo i suoi colleghi. Lo stesso Ordine dei giornalisti ha aperto un fascicolo su di lui e la prima a condannarlo è stata Gabriele Dossena, presidente dell’Odg della Lombardia che in via Solferino ha fatto recapitare una lettera piuttosto intimidatoria: “Caro direttore, solo per informarti che è mia intenzione portare l’accaduto al prossimo Consiglio dell’Ordine perché intervenga il Consiglio di disciplina territoriale per quanto di sua competenza”.
Solo il “Giornale”, di proprietà della famiglia dell’ex premier Silvio Berlusconi, legato ad un doppio filo con Dell’Utri, ha difeso la scelta di De Bortoli, ripubblicando domenica 29 la pagina incriminata. “E ora processateci tutti” è il titolo scelto da direttore Sallusti per mostrare solidarietà al collega. “E’ una polemica assurda –ha infatti spiegato in una lettera rivolta al presidente dell’Ordine nazionale – la solidarietà non è un reato. Rivendico la libertà di dare voce a chi credo. Non devo chiedere a lei nessun permesso”. E in polemica con gli stessi redattori del “Corriere” che hanno preso le distanze dalla scelta del loro direttore dice “ Possono stare tranquilli. Non saranno mai accusati di concorso esterno in organizzazione affettuosa”.
E in modo meno eclatante anche Piero Sansonetti, direttore de “Il garantista” in un suo editoriale ha preso le parti di De Bortoli.
Maria Lucia Panucci