Trent’anni di carcere, questa la condanna inflitta a Gabriele Defilippi, il ventiduenne di Ivrea colpevole dell’omicidio di Gloria Rosboch, sua insegnante. Oggi si è svolta l’ultima udienza in tribunale per il caso della docente di Castellamonte scomparsa il 13 gennaio 2016 e ritrovata un mese dopo senza vita in una discarica, era stata strangolata. Il pm a cui il caso era affidato, Giuseppe Ferrando, aveva chiesto l’ergastolo per il giovane, ma la decisione del gup di ridurre la pena a trent’anni si deve probabilmente alla giovane età di Defilippi. «Per me questa sentenza è falsa, troppo bassa» ha dichiarato l’anziana mamma della vittima.
Diciannove anni per Roberto Obert, il complice di cinquantaquattro anni che aveva poi portato i carabinieri al cadavere della Rosboch. Rinviata a giudizio la madre del ragazzo, Caterina Abbatista, il suo processo comincerà il 17 ottobre. La donna è accusata di aver istigato e avallato la decisione del figlio, sebbene i tabulati telefonici la scagionerebbero dal reato di complicità. Pesano su di lei le dichiarazioni di Sofia, ex fidanzata del figlio, secondo cui la donna sapeva tutto.
La storia di Gloria Rosboch, quarantanove anni, è segnata dalla solitudine. L’insegnante viveva con i suoi anziani genitori e aveva trovato nella corrispondenza con il suo allievo Gabriele Defilippi una via di fuga. Nelle e-mail che si scambiavano, il giovane la chiamava “dolce Glo” ed era riuscito a convincerla a fidarsi totalmente di lui. Lei ne era talmente ipnotizzata da aver acconsentito a un trasferimento in denaro di 187mila euro, l’ammontare di tutti i suoi risparmi.
Gabriele Defilippi, nonostante la giovane età, in questo era un professionista. Collezionava svariati profili Facebook, ognuno con una diversa identità (modello, studente, artista, broker), con i quali tentava truffe di vario genere, portate a termine senza ripensamenti. Nella sua rete anche Roberto Obert che, tentato dalle promesse del ragazzo, con il quale aveva una relazione, lo avrebbe aiutato a sbarazzarsi della professoressa. La Rosboch infatti, voleva denunciare il suo allievo per il furto e doveva essere “messa a tacere”.
Per questo motivo il giovane si è recato a casa della donna, l’ha strangolata nella sua macchina e poi con il complice ne ha nascosto il corpo in una discarica di Rivara. Solo un mese dopo Obert, sopraffatto dai rimorsi ha confessato, accompagnando i carabinieri sul luogo. A questo punto anche Defilippi ha deciso di collaborare con gli inquirenti.
«Siamo riusciti a fare comprendere al tribunale che, al di là delle istanze soltanto repressive dell’opinione pubblica, Defilippi può essere restituito alla società civile e merita di avere una seconda opportunità quando sarà entrato in un’altra fase della propria vita». Ha detto oggi l’avvocato Giorgio Piazzese, difensore del giovane. Anche per il pm Ferrando la vicenda è una “tragedia per la vita del ragazzo”, sospese per ora le dichiarazioni in attesa della conclusione del processo di sua madre.