Crescita a 0,1% e deficit a 2,4. I numeri che secondo un’anticipazione del Sole 24 Ore di oggi verranno presentati al Parlamento nel prossimo Documento di Economia e Finanza sono tutt’altro che positivi e quanto mai lontani dalle previsioni che a dicembre venivano inserite nella legge di bilancio 2019. Il dato comunque è ancora incerto, il documento dovrà essere consegnato in Aula entro il 10 aprile e si attendono i dati Istat con l’aggiornamento dei conti trimestrali della pubblica amministrazione e la produzione industriale di febbraio. Numeri che comunque non riusciranno a modificare di molto la situazione attuale (si parla di un decimale in meno sul deficit).
Solo tre mesi fa, nel lungo tira e molla tra Roma e Bruxelles, le cifre che il Governo prometteva di rispettare indicavano una crescita del Pil di 1 punto percentuale e un deficit non oltre il 2,04%. Il Ministero delle Finanze sarà costretto a presentare assieme al Def il decreto crescita, che secondo i tecnici di Via XX Settembre dovrebbe agire per ridurre di un paio di punti percentuali il deficit.
Nel governo però c’è chi vorrebbe rimandare eventuali tagli al dopo elezioni europee, una prospettiva difficile, perché le regole comunitarie obbligano gli Stati membri a presentare entro il 30 aprile il programma di stabilità. La redazione di un piano di miglioramento delle finanze pubbliche sarebbe richiesto anche dai mercati, in caso di presentazione di un Def negativo.
C’è poi la questione spinosa delle clausole di salvaguardia, che Roma dovrebbe attivare in caso di sforamento del deficit concordato a dicembre con Bruxelles. Un aumento dell’Iva nel biennio 2020/21 è una eventualità che il Governo vuole assolutamente evitare, ma per farlo dovrà impegnarsi a trovare 23,1 miliardi. Il Mef potrebbe agire sulla revisione della spesa e cercare di convincere l’Unione che il nuovo corso dell’economia, inaugurato il 4 marzo, porterà decisi vantaggi in termini di crescita del Pil nel breve periodo.