Il decreto Ucraina passa in aula. Il Senato ha approvato la fiducia al Governo sul dl con 214 voti favorevoli, 35 contrari e nessun astenuto. Il provvedimento ora è approvato in via definitiva.
Ad esprimersi contro il dl anche il grillino Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama. Tra gli assenti – erano presenti solo 249 senatori su 321 – spiccano invece Matteo Salvini e Matteo Renzi.
Ieri il governo aveva posto la questione della fiducia, blindando il testo che, invece, è stato votato alla Camera anche da Fratelli d’Italia, partito non presente nella compagine di governo. Il tutto senza il fardello di un ordine del giorno, presentato nei giorni scorsi proprio dalla stessa FdI, sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil entro il 2024.
A 24 ore infatti dal colloquio ad alta tensione tra il premier Mario Draghi e il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte su questo dossier, il pericolo di un’implosione della maggioranza sembra essere scongiurato. Per ora. A far rientrare la crisi, l’intervento tempestivo del ministro della Difesa Lorenzo Guerini che ha proposto di incrementare le spese militari al 2% entro il 2028. “Dal 2019 ad oggi abbiamo intrapreso una crescita graduale delle risorse – ha detto – sia sul bilancio ordinario che sugli investimenti, che ci consentirà, se anche le prossime leggi di bilancio lo confermeranno, di raggiungere la media di spesa dei Paesi dell’Ue aderenti alla Nato e poi, entro il 2028, il raggiungimento dell’obiettivo del 2%”.
Scricchiolii e tensione restano ma per ora i “contiani” esultano per aver abbattuto un “totem indiscutibile” fino a ieri, anche se non intendono andare oltre.
Intanto i rapporti tra Conte e Draghi restano zoppicanti, così come l’alleanza tra Pd e M5S. Ieri il segretario dem ha chiamato Mario Draghi, per esprimere il massimo sostegno al governo da parte del Pd, per evitare una crisi che “lascerebbe sbigottito il mondo”. Ma le tensioni, nei prossimi giorni, per il momento non sembrano voler diminuire.