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HomePolitica Decreto sicurezza: l’avvertimento di Salvini alla fronda pentastellata

Decreto sicurezza
l'avvertimento di Salvini
alla fronda pentastellata

Di Maio assicura "lealtà al governo"

Ieri la lettera dei 18 deputati del M5S

di Chiara Capuani20 Novembre 2018
20 Novembre 2018

Non si placano i malumori e le polemiche intorno al decreto sicurezza. Ieri la lettera dei 18 deputati pentastellati con la richiesta di “un maggiore dibattito interno al movimento”, oggi le dichiarazioni lapidarie dei due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio. “Il testo serve al Paese e passerà entro il 3 dicembre, o salta tutto. Mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro”, ha affermato il ministro dell’Interno a margine della firma di un protocollo d’intesa per la raccolta del sangue tra l’associazione “Donatori Nati”, Polizia di Stato e Vigili del fuoco. Ha poi risposto a chi gli chiedeva se una bocciatura del Decreto Sicurezza possa portare alla caduta del governo che “il problema non si pone, il decreto si approva perché serve all’Italia”.

Immediata anche la replica di Luigi Di Maio. Il decreto sicurezza “va avanti anche perché se lo apriamo e lo modifichiamo lo facciamo decadere. Quel decreto va votato, altrimenti non possiamo chiedere di rispettare il contratto di governo”, ha detto il leader del M5S intervistato a Radio Anch’io, su Rai Radio uno. Di Maio si è poi espresso anche sulla lettera inviata da alcuni deputati M5s che hanno dubbi sul decreto, e ha chiarito: “Come capo politico del Movimento devo assicurare la lealtà a questo governo: se dico una cosa all’inizio, quella cosa si fa fino alla fine”. Nonostante le rassicurazioni di Di Maio, il governo è ancora in un vortice di tensioni senza tregua e la presa di posizione di Salvini è un chiaro avvertimento alla fronda dei 5 stelle che sta cercando in tutti i modi di sabotare il Dl Sicurezza.

Il testo arriverà in Aula alla Camera il 23 novembre e il governo potrebbe decidere di mettere la fiducia, come già al Senato. Ma la lettera di protesta dei 18 dissidenti, inviata al capogruppo Francesco D’Uva, testimonia la contrarietà ad alcune parti del provvedimento, come l’articolo 1 che prevede l’abrogazione della protezione umanitaria e l’articolo 12 che limita lo Sprar (sistema di protezione per i residenti asilo e rifugiati) ai soli rifugiati. Non resta che aspettare il 3 dicembre per vedere se gli equilibri all’interno del governo saranno ripristinati.

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