Conti in ordine se vuoi la tua squadra in tv. Nel decreto sicurezza voluto dal vice-premier Matteo Salvini spunta anche una norma che richiede alle squadre che vogliono vendere i propri diritti per la trasmissione televisive di avere il bilancio certificato da una società terza. Ma la Figc già richiede alle società calcistiche di provvedere in tal senso.
“A partire dalla stagione sportiva 2019-2020 possono accedere alla ripartizione della quota dei diritti audiovisivi da assegnare ai partecipanti ai campionati di calcio di serie A e B solo le società, quotate e non quotate, che abbiano sottoposto i propri bilanci alla revisione legale svolta da una società iscritta nel registro dei revisori contabili, la quale, limitatamente a tali incarichi, è soggetta alla vigilanza della Commissione nazionale per le società e la borsa“. Questo il testo dell’art. 41 del decreto. Finora se ne è parlato poco, considerata la quantità di nuove disposizioni che il decreto contiene, soprattutto in tema di immigrazione.
Ma in realtà la massima istituzione calcistica italiana, la Federazione Italiana Giuoco Calcio, chiede già da tempo a tutte le società italiane di Serie A, B e Lega Pro di certificare i propri bilanci. Lo spiega Il Sole 24 Ore, che ricorda anche come tale indicazione fu voluta dal direttore generale Michele Uva già qualche anno fa. Il decreto, tra l’altro, non prevede obblighi per la Lega Pro, diversamente da quanto richiesto dalla Figc.
Il quarto comma dell’art. 84 delle Norme organizzative interne della Figc lo dice a chiare lettere. “Il bilancio delle società della Lega Nazionale Professionisti Serie A, della Lega Nazionale Professionisti Serie B e della Lega Italiana Calcio Professionistico deve essere sottoposto alla revisione di una società iscritta nel registro dei revisori legali istituito presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze che abbia svolto incarichi di revisione negli ultimi tre anni per società quotate o per società di calcio professionistiche“. Questo il testo, che forse il governo non conosce, o che forse conosce ma i cui effetti vuole rinforzare con il decreto.