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HomePolitica Il decreto intercettazioni: domani scadono i 60 giorni nelle prossime ore l’esame

Decreto intercettazioni
il testo arriva in CdM
per evitare gogna mediatica

Disincentivato uso per reati meno gravi

Procedura resta per mafia e terrorismo

di William Valentini02 Novembre 2017
02 Novembre 2017

Entro domani la partita sulle intercettazioni deve essere conclusa: nelle prossime ore il decreto legislativo finirà sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il 3 novembre scadranno i 60 giorni di delega e il parlamento dovrà iniziare l’esame, pena il decadimento del provvedimento.

Il testo inserisce dei vincoli alla trascrizione delle conversazioni intercettate. L’obiettivo è scoraggiare l’uso di questo strumento investigativo per i reati meno gravi, mantenendo invariata, però, la procedura per reati come mafia e terrorismo.

In particolare il legislatore impone un giro di vite sulla pubblicazione di intercettazioni non rilevanti negli atti processuali, evitando che conversazioni private finiscano sui giornali, alimentando le “gogne mediatiche” che ciclicamente riempiono le cronache. Il provvedimento dispone la trascrizione solo “Quando è necessario, riproducendo soltanto i brani essenziali”. Mentre non verranno compromessi dalla nuova legge i virgolettati dei colloqui captati, che una bozza preparatoria avrebbe voluto vietare e sostituire da sunti delle conversazioni.

Viene istituito presso l’ufficio del Pubblico ministero un archivio riservato alle intercettazioni. La gestione della “sorveglianza” sarà affidata ad un procuratore della Repubblica che ne regolerà l’accesso. Le trascrizioni complete di ora e data saranno consultabili solo ai giudici, agli avvocati difensori e al personale esterno autorizzati dal pm.

Limitato l’uso dei “trojan”, i “cavalli” che entrano nei nostri dispositivi e lo spiano dall’interno “pur ampiamente praticato nella realtà investigativa, non è stato in precedenza oggetto di alcuna regolamentazione a livello normativo”. Mentre chi diffonde riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate in maniera fraudolenta per danneggiare “la reputazione o l’immagine altrui” rischierà fino a quattro anni.

È intervenuto sull’argomento dalle colonne del Messaggero di Roma anche l’ex guardasigilli Enrico Costa: “Il testo sembra dare interamente la colpa di quanto è accaduto in questi anni agli avvocati e infatti per questi ultimi vengono ulteriormente limitati il diritto di difesa e la possibilità di valutare gli elementi di prova in contraddittorio. Al contrario, si estendono i poteri della polizia giudiziaria: sarà lei a decidere quali intercettazioni sono rilevanti e quali no”. Secondo Costa, “il compromesso rischia di fare più danni di quanti non se ne vedano nella situazione attuale”.

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