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HomePolitica Decreto Giustizia, nuova stretta per i magistrati

Dl Giustizia, nuova stretta
per i magistrati
Lunedì confronto in Cdm

La norma prevede azioni disciplinari

Nessun commento politico per i giudici

di Clara Lacorte22 Novembre 2024
22 Novembre 2024

Carlo Nordio, ministro della Giustizia | Foto Ansa

ROMA – Ancora una novità nella bozza del decreto legge in materia di Giustizia. Il documento, al centro del Consiglio dei ministri del prossimo lunedì, prevede una nuova norma che coinvolge direttamente l’operato dei magistrati. Si tratta in particolare di azioni disciplinari disposte per quei giudici che prendono posizioni pubbliche su un argomento di loro specifica competenza. 

La bozza, già approvata al pre Cdm di giovedì, riguarda l’articolo 4 del decreto che interviene sugli illeciti disciplinari dei magistrati, ovvero quando vi è la “consapevole inosservanza del dovere di astensione nei casi in cui è espressamente previsto dalla legge l’obbligo di astenersi o quando sussistono gravi ragioni di convenienza”. 

I precedenti

La nuova misura introdotta nella bozza del decreto legge arriva in un momento di pieno scontro tra magistratura e governo, anche a seguito di alcuni casi che negli scorsi mesi hanno visto sotto la lente l’operato dei togati. Come la giudice di Catania Iolanda Apostolico, criticata per non aver convalidato il trattenimento di un migrante tunisino in un Cpr nonostante lo stesso avesse pagato la quota da 5mila euro introdotta dal Decreto Cutro. Una vicenda che aveva, ormai quasi un anno fa, suscitato clamore mediatico. 

Dopo giorni di botta e risposta sulle principali piattaforme social da parte di esponenti della maggioranza, ad aumentare il livello di conflittualità, giunse un video postato da Matteo Salvini in cui la magistrata Apostolico partecipava ad un corteo – nel 2018 – per protestare contro il governo che non permetteva ai migranti, a bordo della nave Diciotti, di sbarcare.

Le reazioni dei togati furono immediate, creando una spaccatura all’interno del mondo giudiziario.
Un dibattito che si è trascinato per diversi mesi, coinvolgendo il pensiero di magistrati e esponenti politici circa la libertà di parola e di espressione dei magistrati italiani e se la loro imparzialità possa essere messa in discussione da comportamenti pubblici. 

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