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HomePolitica Decreto “bavaglio”, nuovi limiti per la stampa

Decreto "bavaglio" oggi in Cdm
nuovi limiti per i giornalisti
Ma con un testo ridimensionato

Sarà vietata la pubblicazione

degli atti di custodia cautelare

di Sofia Silveri09 Dicembre 2024
09 Dicembre 2024
decreto bavaglio

Palazzo Chigi, Roma | Foto Ansa

ROMA – Oggi, 9 dicembre, in Consiglio dei ministri approda il testo del decreto “bavaglio”. Sarà vietato per i giornali pubblicare atti di custodia cautelare. L’obbligo durerà fino alla fine delle indagini preliminari o fino al termine dell’udienza preliminare. In concreto, dall’approvazione del decreto, nel caso di custodia cautelare si potranno diffondere solo i contenuti che riguardano gli atti, senza però riportare i virgolettati esatti. Il capo di imputazione, invece, potrà essere trascritto per intero.

Le speranze di Forza Italia, dunque, saranno disattese. Gli azzurri, infatti, chiedevano l’estensione del divieto anche agli atti di sequestro e multe per gli editori dei giornalisti che disapplicano le norme. Dopo una serie di incontri tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio il governo ha deciso di ridimensionare la stretta, dopo la pressione mediatica sul tema.

Da dove nasce il decreto “bavaglio”?

Del divieto di pubblicare gli atti di custodia cautelare si parla da quando lo scorso dicembre Enrico Costa, deputato di Forza Italia, allora di Azione, ha depositato un emendamento alla Legge delega che autorizza il governo a legiferare sul divieto di pubblicazione degli atti di custodia cautelare. A settembre 2024 il testo del decreto “bavaglio” è stato esaminato prima dal Cdm e in seguito dalle due commissioni di Giustizia di Camera e Senato. Le opinioni delle due Camere non erano vincolanti, ma hanno dato indicazioni importanti per la decisione finale. La maggioranza e Italia Viva, infatti, chiedevano di estendere il divieto a tutte le altre ordinanze e di prevedere multe anche per i giornalisti e non solo per gli editori fino a 500mila euro. Non è escluso, però, l’inserimento delle sanzioni nel disegno di legge sulla diffamazione fermo al Senato.

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