I film italiani dovranno essere proiettati prima in sala. Il decreto attuativo della legge Cinema del 2016, voluto dal ministro dei beni e delle attività culturali Alberto Bonisoli, certifica come norma una prassi adottata finora: 105 giorni sono il lasso di tempo riservato alla programmazione cinematografica. Una decisione che mira ad “assicurare che chi gestisce una sala sia tranquillo nel poter programmare film – spiega il ministro – senza che questi siano disponibili in contemporanea su altre piattaforme”, come Netflix.
Nell’articolo 2 del provvedimento si afferma che la fruizione nei cinema costituisce “la prima modalità di diffusione al pubblico”. Nel periodo dei 105 giorni “l’opera non è diffusa al pubblico attraverso fornitori di servizi di media audiovisivi”, come nel caso recente del film sul caso Cucchi, Sulla mia pelle, presente sulla piattaforma Netflix.
Il decreto attuativo introduce, però alcune eccezioni al fine di tutelare i film più deboli. Saranno solamente dieci i giorni riservati ai cinema per i film presenti in sala solo per tre giorni o programmati nei giorni feriali. Saranno 60, invece, “se l’opera è programmata in meno di 80 schermi e dopo i primi 21 giorni di programmazione cinematografica ha ottenuto un numero di spettatori inferiore a cinquantamila spettatori”.
Le reazioni positive sono state numerose. L’Associazione Nazionale Autori Cinematografici apprezza la “centralità della sala” nel decreto. Il presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, Carlo Fontana, afferma che “evitare la concorrenza sleale e rilanciare il cinema come elemento di promozione della cultura è una richiesta che facciamo da tempo e finalmente si è trovata una soluzione che salutiamo con grande piacere”.
Bonisoli ha in programma di rilanciare la stagione cinematografica estiva: “Stiamo lavorando con produttori e distributori – ha detto – affinché la prossima sia la vera prima estate del cinema italiano con grandi blockbuster che escono già da agosto”.