E’ già terminata, nella sala Koch di Palazzo Madama, la seduta pubblica della Giunta delle elezioni che dovrà decidere della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscale. Ora i commissari si sono riuniti nella saletta della commissione Ambiente per iniziare la Camera di consiglio.
E’ difficile prevedere quanto durerà la riunione a porte chiuse della Giunta. Probabile una conclusione dei lavori in giornata. Tuttavia il voto sulla decadenza dovrebbe essere scontato, viste anche le dichiarazioni che si sono rincorse i questi giorni. La vera battaglia si combatterà in Aula, che nei prossimi giorni sarà chiamata a discutere la decisione presa dalla Giunta.
Le forze politiche arrivano all’appuntamento schierate su posizioni contrapposte: il Pdl fa quadrato attorno al proprio leader e sostiene la tesi della non applicabilità della legge Severino, che prevede appunto la decadenza dei condannati, perché al momento in cui fu commesso il reato la legge non era ancora in vigore. Pd e Movimento Cinque Stelle sono invece orientati per un voto favorevole alla decadenza.
Non hanno preso parte alla discussione i legali del Cavaliere. Questo significa che, almeno per il momento, nessuno parlerà in sua difesa. Una scelta che può indicare che la battaglia in Giunta viene data già per persa. Anche se nella memoria difensiva presentata da Berlusconi i legali avevano annunciato la loro assenza. Sembra quindi siano rimasti fedeli alla linea decisa nei giorni scorsi.
“Il diritto ad un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico – scrivono in una nota congiunta i legali del Cavaliere Piero Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini – Molti dei componenti della Giunta delle Elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del Presidente Berlusconi. Non vi è dunque possibilità alcuna di difesa né vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Il non partecipare – continuano gli avvocati – non è più una scelta ma un obbligo. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti”.
A ribattere a stretto giro Benedetto Della Vedova di Scelta Civica, componente della giunta, che nello speciale TgLa7 ha dichiarato che “la decisione non è precostituita. La retroattività della legge Severino, continua Della Vedova, “non penso sia un’argomentazione politicamente forte”.
Il primo e unico intervento di merito, nella seduta pubblica, è stato quello dell’avvocato Salvatore Di Pardo, in rappresentanza di Ulisse Di Giacomo del Pdl, già senatore nella passata legislatura, che si presenta con una posizione rispetto al suo gruppo. Di Giacomo è infatti il primo dei non eletti in Molise, la regione dove è stato eletto Berlusconi, e in caso di decadenza sarebbe lui a subentrare a Palazzo Madama. Non solo: è già data per certa la sua adesione al gruppo degli dissidenti guidati da Angelino Alfano, le cosiddette “colombe” che hanno preso le distanze dal leader e dal gruppo dei «falchi» del partito. Il legale ha subito contestato i rilievi del Cavaliere, che nei giorni scorsi ha chiesto la ricusazione di una decina di membri della Giunta per manifesto pregiudizio. «Nessun senatore è imparziale – ha ricordato -, i giudizi sono sempre politici, da una parte e dall’altra. I senatori non sono giudici e non devono essere terzi.