“A spararmi è stato o’chiattone”. Quando Ciro Esposito era ancora in vita e lucido pare sia riuscito a ripetere più volte questa frase ai parenti. La dichiarazione sarebbe stata registrata dal pool di avvocati, assieme alla criminologa Angela Tibullo con uno smarthphone. “O’ chiattone” è il soprannome attribuito all’ultrà romano Daniele De Santis, accusato di aver sparato e ucciso il tifoso del Napoli negli scontri dello scorso 3 maggio. «Ha riconosciuto in De Santis, mostrato in una foto, l’uomo che gli ha sparato», ha dichiarato la criminologa Tibullo, che sino all’ultimo aveva sperato nel risveglio del giovane napoletano.
Per De Santis adesso si teme la vendetta degli ultrà partenopei. Per questo, dopo la morte di Esposito, è arrivato l’ordine di trasferirlo dalla clinica ortopedica del policlinico Umberto I al più sicuro ospedale Belcolle di Viterbo. Cresce infatti l’odio tra le tifoserie, nonostante la supplica disperata della madre di Ciro che non vuole morti in nome di suo figlio. «Nessuno più deve pagare e soffrire per una cosa bella come il calcio», ha affermato la donna alla quale anche il capitano della Roma Francesco Totti ha voluto rivolgere parole di solidarietà.
Intanto i genitori di De Santis continuano a difendere l’innocenza del figlio. Loro, per i quali De Santis non è “o’chiattone” ma “Danielino”, si fidano della versione del figlio che respinge le accuse di omicidio volontario.
Silvia Renda