Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, risponde alla sentenza di primo grado maturata nell’ambito dell’inchiesta “Why Not” con dichiarazioni al vetriolo rese nel corso dell’ultimo consiglio comunale. L’ex pubblico ministero se l’è presa con i giudici che hanno emesso la sentenza, la stampa che ha alimentato l’ondata di fango piovuta sull’amministrazione comunale e i colleghi che lo hanno esortato alle dimissioni.
De Magistris è stato condannato per aver violato l’articolo 323 del codice penale, quello riguardante l’abuso d’ufficio. Dunque, per effetto dell’articolo 11 della legge Severino, rischia una sospensione fino a un anno e mezzo dalla carica di primo cittadino e un‘interdizione di 12 mesi dai pubblici uffici. Il decreto legislativo, in vigore da gennaio dell’anno scorso, ha già determinato la decadenza da cariche istituzionali di senatori, presidenti di provincia e sindaci come i casi di Silvio Berlusconi, Armando Cusani e Lello di Bari.
A De Magistris è stata sospesa la pena ma non la condanna. Per questo si prevede che nei prossimi giorni il prefetto di Napoli, Francesco Musolino, ricevuta la comunicazione formale della sentenza di da parte della cancelleria del tribunale di Roma, disponga la sospensione del sindaco partenopeo da ogni incarico istituzionale. De Magistris non molla, non fa un passo indietro, anzi combatte. Il primo cittadino avverte che se sarà sospeso farà il sindaco di strada e che piazza del Municipio passerà nelle mani del vicesindaco, Tommaso Sodano, già assessore all’Ambiente.
Intanto numerosi politici, giornalisti e anche parte dell’opinione pubblica si interrogano sull’atteggiamento dell’ex pubblico ministero che ha attaccato senza mezzi termini la magistratura per la condanna subita.
Se la legge è uguale per tutti anche Luigi De Magistris nonostante le proteste, da libero cittadino, potrà avvalersi dei prossimi due gradi di giudizio per dimostrare la propria innocenza uscendo pulito dalle inchieste che lo riguardano.
Emanuele Bianchi