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De Falco, “declassato” l’eroe dell’improperio a Schettino. «Io punito e lui in cattedra»

di Federico Capurso26 Settembre 2014
26 Settembre 2014

news_img1_65594_capitano_de_falcoDal settore operativo della Direzione Marittima di Livorno al tranquillo Ufficio Studi. Gregorio De Falco, il capitano di fregata divenuto famoso per la telefonata di improperi rivolta al naufragato comandante Schettino, ha reagito con “scomposto ordine” alla notizia del trasferimento, previsto per il 28 settembre.

«Dover lasciare il servizio operazioni perché vengo destinato a un ufficio di carattere amministrativo», ha dichiarato De Falco in un’intervista a Repubblica, «mi rende amareggiato». E su Schettino, che invece finisce per essere invitato dall’Università Sapienza di Roma, risponde: «fa riflettere sulla circostanza che questo Paese è storto, privo di riferimenti corretti in cui le persone rispondano per il ruolo e la responsabilità che hanno». «Sono amareggiato e sto riflettendo su molte cose, comprese le stellette che porto addosso» ha poi continuato il comandante, che ha terminato con un pacificatorio «ma sono un militare e quindi eseguirò gli ordini».

Dal polverone alzato sulla Capitaneria di Livorno sono nate voci di corridoio, teorie del complotto e persino un’interrogazione parlamentare. Il Corriere della Sera ha ricordato la “relazione negativa firmata a luglio sulla sicurezza a bordo del nuovo rigassificatore costruito a Livorno e la non convocazione alla seconda ispezione”. Si è poi risollevata la questione del divieto, ordinato da De Falco, alle navi da crociera di ormeggiare nell’area protetta di Portofino; ordine che arrivò “in contrasto con il comandante della Capitaneria di Genova Marco Brusco, poi comandante generale del corpo durante la sciagura della Concordia”.

Il parlamentare Pd Federico Gelli ha annunciato invece un’interrogazione al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi per sapere la ragione di «questa rimozione, per la quale il comandante si sarebbe detto amareggiato», e che «merita gli opportuni chiarimenti pubblici, anche per fugare eventuali sospetti che la possano collegare allo svolgimento del processo di Grosseto», arrivato in questi mesi nel pieno del suo sviluppo.

Gli amici della Capitaneria raccontano invece dei rapporti tesi con l’Ammiraglio Ilarione Dell’Anna, all’epoca alla guida della Capitaneria di porto di Livorno, oggi attuale “capo 1° Reparto personale” presso il Comando generale delle Capitanerie di porto a Roma e firmatario dell’ordine di trasferimento. Storie di invidia, da parte di Dell’Anna, messo in ombra dalla popolarità raggiunta dal giovane comandante De Falco.

Eppure, proprio l’Ammiraglio Dell’Anna precisa che «il capitano è stato tecnicamente oggetto di un avvicendamento. Nel nostro settore è una cosa fisiologica, niente di strano». «E poi – ha aggiunto – nel cambio d’incarichi non c’è alcuna penalizzazione: non esiste l’inamovibilità».

Da una parte voci, sospetti, complotti. Dall’altra, procedure, consuetudini e regolamenti.

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