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Ddl Concorrenza, sì del Cdm
niente liberalizzazione
per spiagge e ambulanti

Sindacati dei taxi sul piede di guerra

Il premier Draghi: "Ora più trasparenza"

di Andrea Persili05 Novembre 2021
05 Novembre 2021

Dopo essere slittato per un paio di mesi il disegno di legge delega sulla concorrenza è stato approvato all’unanimità in Consiglio dei ministri. Il provvedimento mira ad aprire la liberalizzazione di molti settori: dalle telecomunicazioni alla sanità, dall’energia ai servizi portuali. Per tener conto delle resistenze nella maggioranza, in particolare della Lega, non c’è la revisione delle concessioni balneari, ma solo una mappatura di quelle esistenti. Una vittoria secondo il leader Marro Salvini: “Abbiamo evitato il ritorno alla direttiva Bolkestein, che avrebbe messo a rischio il futuro di migliaia di aziende e decine di migliaia di posti di lavoro”, ha detto sottolineando che “la Lega è da sempre e per sempre contro la svendita delle spiagge, delle concessioni e del mare italiano, come vorrebbe imporre Bruxelles”.

Nel testo non c’è nemmeno la liberalizzazione delle licenze per gli ambulanti, con una norma che si limita a delegare un intervento successivo del governo. È saltata poi la possibilità per i notai di operare in tutto il territorio nazionale.

Oltre a disposizioni per una maggiore trasparenza sulle nomine delle authority e dei primari ospedalieri, c’è una norma che apre un varco nelle licenze dei taxi e non senza conseguenze. Tutte le sigle sindacali del settore sono sul piede di guerra e hanno già annunciato una mobilitazione nazionale contro un provvedimento che, a loro dire, “impatterà sul settore in modo devastante”. Il premier Mario Draghi ha però difeso l’impianto del disegno di legge, sostenendo che “il governo ha intrapreso un’operazione di trasparenza”, mappando tutte le concessioni in essere, come quelle relative alle spiagge, alle acque minerali e termali, alle frequenze. Secondo il presidente del Consiglio l’esecutivo ha scelto la soluzione più efficace, “una terza via rispetto all’ignorare la questione o prendere misure magari più ambiziose ma prive del consenso politico”.

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