A Davos i grandi dell’economia mondiale fanno il punto su stime, crescita e indirizzi politici. Si parte da alcuni dati messi sul tavolo dal Fondo Monetario Internazionale, che ha alzato le stime di crescita di molti Paesi occidentali, compresa l’Italia, per la quale si prevede un aumento del Pil pari all’1,4% nel 2018 e dell’1,1% nel 2019. I due dati percentuali sono migliori rispettivamente dello 0,3 e 0,2% rispetto ai precedenti. Nell’aggiornamento del suo World Economic Outlook, il Fondo motiva questa revisione con la maggior spinta proveniente dalla domanda esterna, e con un buon momento per l’export italiano.
Tuttavia, sul fronte politico, si evidenziano i rischi connessi all’incertezza pre e post elettorale, che potrebbe impedire il realizzarsi delle riforme di cui l’Italia ha bisogno. Il Fondo però, non specifica quali siano queste riforme. Altri pericoli, nella visione dell’organizzazione rappresentata da Christine Lagarde, sono i bassi tassi d’interesse, che hanno portato ad accumularsi delle vulnerabilità potenzialmente gravi nel settore finanziario. “Abbiamo visto un notevole aumento del debito in molti Paesi e dobbiamo tenere la guardia alta”, ha affermato il direttore operativo del Fondo.
Intanto resta incerta la partecipazione di Donald Trump che, con un certo tempismo, ha annunciato l’introduzione di dazi su lavatrici e pannelli solari. Per i primi si prevedono imposte fino al 50%, per i secondi fino al 30%, in una mossa di forte matrice protezionistica che penalizza soprattutto Cina e Corea del Sud, dalle quali gli Usa importano grosse quantità di questi prodotti. Immediate le proteste al Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, dei due Paesi asiatici.
Ma a far discutere sono anche i dati diffusi nei giorni scorsi dall’Oxfam, la confederazione internazionale di organizzazioni non profit dedita alla lotta contro la povertà. La crescita mondiale c’è, ma si acuiscono ulteriormente le diseguaglianze: ricchi sempre più ricchi, poveri sempre più poveri. I dati sono eloquenti: l’1% più ricco della popolazione mondiale continua a possedere quanto il restante 99%. L’82% della ricchezza netta prodotta tra marzo 2016 e marzo 2017, è andato nelle mani di questo 1%. Nemmeno le briciole, invece, sono finite alla metà più povera del pianeta, che conta 3,7 miliardi di persone. Anche di questo a Davos i grandi saranno obbligati a discutere.