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HomeSpettacoli David Bowie, “Lazarus” online a 5 anni dalla morte

David Bowie: l'intervista
al regista di "Lazarus"
Online a 5 anni dalla morte

"Lui sapeva di essere malato

sentiva l'urgenza di mostrarlo"

di Enrico Scoccimarro11 Gennaio 2021
11 Gennaio 2021

David Bowie è considerato come uno degli artisti più influenti del XX secolo. La rockstar britannica è uscita di scena in modo unico, lasciando dietro di sé quel 10 gennaio 2016 alcuni dei suoi lavori più affascinanti: anzitutto il capolavoro estremo “Blackstar” e poi “Lazarus”, lo spettacolo inaugurato un mese prima.

Infatti, come testimoniano le sue numerose interpretazioni, Bowie amava incantare non solo con la sua musica. Lo conferma in un’intervista Ivo van Hove, regista di ‘Lazarus’, che è possibile vedere online nel giorno del quinto anniversario della sua morte. “Fare teatro musicale è il mio sogno” gli aveva confidato l’artista, ma precisava: “Se c’è una cosa che non voglio è fare un jukebox musical. Voglio raccontare una storia forte”. Lo show riprende trent’anni dopo la storia di Thomas Newton, l’alieno interpretato da Bowie in “L’uomo che cadde sulla Terra”, mischiando canzoni vecchie e nuove.

“Sapeva di essere malato e sentiva l’urgenza di metterlo in scena. È per questo che lo ammiravo tanto: a 68 anni, aveva dentro di sé ancora un fuoco e un’ambizione” afferma il regista, che ne approfitta per raccontarlo anche nel personale: “Adorava stare in famiglia, era molto riservato. Viveva attraverso la musica, espressione profonda dei suoi sentimenti, delle sue paure, dei suoi desideri e forse ancor di più della sua visione del mondo. Molti suoi pezzi parlano della nostra società: “All the Young Dudes”, “This Is Not America”, la lista è lunga. E poi ci sono pezzi come “The Man Who Sold the World”, che nascono da un’angoscia personale. La cosa importante non era centrare una hit. Le ha avute, ma non sono mai state la sua priorità”.

Nell’arco di oltre 40 anni di carriera Bowie ha inciso canzoni con superstar, ma anche talenti underground. Ricordiamo infatti “Fame” con John Lennon, “Under Pressure” con i Queen, “Falling Down” con Scarlett Johannson ma anche “Jump They Say” con Lester Bowie e “I’m Afraid of Americans (V1)” con Trent Reznor. Un vero artista “a tutto tondo” dunque e forse, anche per questo, eterno.

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