I numeri reali della diffusione del Coronavirus in Italia sono difficili da individuare. Questo per via dei numerosi asintomatici che circolano nel Paese, oltre alle difficoltà incontrate nel fare tamponi a tappeto. Per non parlare poi dei sintomatici mai sottoposti a test, come ad esempio nelle Rsa o nelle proprie abitazioni.
Mentre si discute di protocolli sanitari, tracciamento delle interazioni e si dispongono le misure per la ripartenza in sicurezza, l’Istat ha pubblicato un dato che incontrovertibilmente fornisce la proporzione reale della diffusione del Covid-19: a marzo, la mortalità in Italia è aumentata circa del 50% rispetto alla media degli ultimi anni, con un picco a Bergamo del +568%. Seguono Cremona (391%), Lodi (371%), Brescia (291%), Piacenza (264%) e Parma (208%).
Al contrario, nelle aree meno colpite dall’epidemia, soprattutto al Centro-sud, i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell’1,8% alla media del quinquennio precedente, mentre a Roma si è registrato un dato pari al -9,4%.
Nel rapporto sulla mortalità della popolazione residente, realizzato insieme all’Istituto superiore di sanità, emerge anche il dato – parziale – dei morti per Coronavirus in Italia: dal 20 febbraio al 31 marzo 2020 sono 13.710.
Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio), i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710). Nel 34,7% dei casi segnalati viene riportata almeno una “co-morbidità” tra patologie cardiovascolari, respiratorie, diabete, deficit immunitari, patologie metaboliche, oncologiche, obesità, patologie renali.
Le cifre degli ultimi giorni scontano i pochi tamponi fatti a causa del ponte del Primo maggio: 37.631 domenica, quasi la metà della media degli ultimi giorni. Di conseguenza i casi individuati sono di meno, 1.221 i nuovi positivi (compresi deceduti e guariti), con il totale a quasi 212 mila. La percentuale di positivi trovati sui casi testati è del 5,3%. Il Comitato tecnico scientifico ha indicato il 3% come soglia di sicurezza. La Lombardia è al 12,8%, l’Emilia Romagna al 6,9, il Piemonte al 7,3.
I posti occupati in terapia intensiva scendono ancora, come da settimane, stavolta di 22 unità, portandosi a 1.479 totali (solo l’1% dei malati). Sarà uno degli indicatori chiave del periodo delle riaperture appena iniziato: intorno al 30% di letti in rianimazione occupati da pazienti Covid scatterà l’allerta.
Tra le regioni del nord che nel primo trimestre del 2020 hanno registrato la mortalità più bassa a causa della pandemia da Covid-19 c’è la Liguria. Dal report Istat emerge – in relazione ai decessi complessivi registrati nel periodo in esame – un calo della mortalità nel mese di febbraio (-14,1%) a fronte, invece, di un incremento del 50,3% nel mese di marzo: la Liguria si colloca vicino a Piemonte (+47% a marzo) e Marche (+53,3%), ma ben distanziata da Valle d’Aosta (+60,1%), Trentino Alto Adige (+ 65,2%), Emilia Romagna (+70,1%) e Lombardia (+186,5%).
“Questi dati – ha detto il governatore Giovanni Toti – confermano che le nostre azioni per contrastare e contenere la pandemia sono state tempestive ed efficaci e sono particolarmente significativi considerato che siamo la Regione più anziana d’Europa”.