Secondo i dati dell’Inps consegnati oggi alla Commissione Lavoro del Senato, almeno il 22% dei lavoratori dipendenti di aziende private ha una retribuzione oraria inferiore a 9 euro lordi, ossia alla soglia individuata da uno dei disegni di legge sul salario minimo discusso al Senato. Emerge inoltre che il 9% dei lavoratori è sotto gli 8 euro lordi all’ora, e il 40% prende meno di 10 euro.
Le stime sono state fatte su un campione di oltre cinque milioni di persone e non tiene conto degli operai agricoli e dei lavoratori domestici. Riguardo questi ultimi, si riporta che quasi tutti i livelli di inquadramento del lavoro casalingo hanno una retribuzione oraria inferiore ai 9 euro.
In caso venisse introdotta una soglia di salario minimo, l’Inps chiede di considerare “le oggettive caratteristiche del settore, anche allo scopo di evitare il rischio di pericolose involuzioni che possano portare all’espansione del lavoro irregolare”. A tal proposito, tra il 2012 e il 2017, il numero dei lavoratori regolari è diminuito del 15%, passando da 1,01 milioni a 864.526 unità.
Nei documenti depositati alla Commissione Lavoro, l’istituto riporta che sia la giurisprudenza lavorista che gli studi economici del mercato del lavoro hanno “sollecitato giustamente l’esigenza di un salario minimo legale, tanto più se integrato con la contrattazione collettiva”. Sulla questione viene sottolineata la necessità di severi controlli sul rispetto dei parametri di legge, con conseguenti “misure sanzionatorie nei confronti dei trasgressori”.
L’Inps conclude affermando che, una volta determinata un’adeguata misura minima del salario orario, “risulta opportuno riferirla esclusivamente al compenso lordo espungendo ogni riferimento agli oneri sociali, sia quelli a carico del datore di lavoro, sia quelli a carico del lavoratore”.