HomeEsteri Datagate, tensione Stati Uniti-Europa. Controllate le ambasciate di alcuni Paesi dell’Unione. Che replica: “Fra alleati non ci si spia”

Datagate, tensione Stati Uniti-Europa. Controllate le ambasciate di alcuni Paesi dell’Unione. Che replica: “Fra alleati non ci si spia”

di Domenico Mussolino01 Luglio 2013
01 Luglio 2013

Il datagate investe la diplomazia europea. Secondo le rivelazioni del quotidiano britannico The Guardian e del settimanale tedesco Der Spiegel i servizi segreti statunitensi spiavano le ambasciate di alcuni Paesi dell’Unione, fra cui anche quella italiana. Stizzita la reazione del commissario europeo alla giustizia Viviane Reding: “Fra alleati non ci si spia”. Ora è a rischio l’accordo di libero scambio fra Usa ed Ue.Schulz: “Fatti inaccettabili”. Il sistema di controllo era molto organizzato: sono state utilizzate cimici negli uffici diplomatici e microspie sistemate su linee telefoniche e computer. L’Europa protesta per una marea di dati anche personali finiti negli archivi del Servizio nazionale di sicurezza statunitense (NSA). È soprattuttola Germania ad alzare la voce, lo stato europeo più sorvegliato dagli Usa: registrate 15 milioni di chiamate al giorno da parte degli americani. “La vicenda ricorda l’atteggiamento che si teneva tra nemici durante la guerra fredda”, ha commentato il ministro tedesco della Giustizia, Sabine Leutheusser-Schnarrenberger. Ma anchela Francia reclama chiarimenti. In un comunicato il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius ha affermato seccato che “questi fatti, se confermati, sarebbero del tutto inaccettabili”. Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz ha dichiarato all’Ansa che si tratta di un enorme scandalo e che “gli Usa devono dare immediatamente spiegazioni”.
I servizi segreti italiani. Eppure una delle fonti del The Guardian, l’ex spia Wayne Madsen, 60 anni, che ha lavorato per quattro anni, dal 1988 al 1984, all’agenzia di spionaggio elettronico della Nsa, accusa anche gli Stati Europei. Secondo l’analista americano ci sarebbe stato un passaggio di informazioni riservate sui cittadini e le loro comunicazioni telefoniche e informatiche. L’Italia sarebbe uno dei paesi più collaborativi. Ma i servizi del nostro Paese si difendono: “La trasmissione dei dati sensibili avviene soltanto in casi particolari e seguendo le procedure previste dalla legge”. L’ex ministro degli Esteri Franco Frattini e l’ex ministro della Difesa IgnazioLa Russa sono categorici: “Escludiamo che siano mai stati consegnati dati personali sui cittadini ad altri stati, e che ci possa essere stata una raccolta a livello interno non controllata attraverso la magistratura”.  
Il programma di controllo. Oggi Vincent Cannistraro, per trent’anni al servizio della Cia, prima direttore dell’agenzia di spionaggio a Roma, poi direttore del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa bianca, ed infine direttore dell’Antiterrorismo a Washington, sulle pagine del Corriere della Sera sminuisce lo scandalo. Il programma di controllo Prism è una normale prassi. “Anche i Paesi nostri alleati, l’Italia ad esempio, hanno un programma di intercettazioni più o meno simile. Non soltanto: noi, voi, gli inglesi, i tedeschi, i francesi, insomma tutti gli stati membri della Nato si scambiano le informazioni così ottenute per difendersi dal nemico comune”. L’obiettivo insomma è proteggersi da possibili attacchi terroristici.
Intanto Edward J. Snowden, il primo a svelare l’esistenza del programma, è ancora sospeso nel limbo dell’aeroporto di Mosca. L’Ecuador sta valutando se concedergli l’asilo politico richiesto. Venerdì sera però il vicepresidente statunitense Joe Biden ha chiesto per telefono al presidente dello stato sudamericano Rafael Correa di rifiutare la richiesta. Mentre la “talpa” promette ulteriori rivelazioni, il suo destino è sempre più nelle mani del presidente russo Vladimir Putin.

Domenico Mussolino

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