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Daniela Santanchè, saltata la vicepresidenza della Camera Il Pdl si stringe alla pitonessa, il Pd: «Cambiate nome»

di Federica Macagnone03 Luglio 2013
03 Luglio 2013

Quando ieri Daniela Santanchè è uscita sul piazzale Montecitorio non è riuscita a nascondere totalmente la delusione per la mancata elezione alla vicepresidenza della Camera: «Sono abituata a dare, piuttosto che a ricevere». Una giornata difficile quella della pitonessa (così si è definita lei stessa riferendosi al gran circo politico del Pdl ndr) che però non si arrende: ieri nel giro di poche ore dal rinvio è passata dalla poltrona di Angelino Alfano al Viminale alla villa del Cavaliere ad Arcore per avere conferme che non sono tardate ad arrivare. «Su Daniela Santanchè nessun passo indietro, anzi si va avanti», aveva cinguettato Alfano su Twitter alla fine dell’incontro con la pasionaria del Pdl. Gli ha fatto eco Renato Brunetta: «Daniela è il nostro unico candidato alla carica di vicepresidente della Camera».
Il Pdl, insomma, si stringe intorno alla sua candidata ma che questo nome non avrebbe trovato largo consenso si ipotizzava già. Nessun colpo di scena dunque quando per scongiurare una frattura si è preferito astenersi piuttosto che andare al voto, rinviando la scelta del quarto vicepresidente. Rimane vacante, quindi, la poltrona che doveva essere di Maurizio Lupi, ora a capo del ministero delle infrastrutture. La decisione di rinviare a data da destinarsi la votazione per la scelta del vicepresidente è stata presa a larga maggioranza, dopo che nella riunione dei capigruppo si era deciso per una pausa. «Mi sembra tutto normale, è la prassi della casa, si rimandano le soluzioni, si rimanda tutto», aveva commentatola Pitonessairritata dopo la decisione. In realtà dietro la scelta di posticipare c’è la volontà di non mettere a rischio la maggioranza delle larghe intese perché una bocciatura avrebbe incrinato i rapporti interni al governo dimostrando una scarsa coesione interna. È stato in quel momento che è prevalsa la proposta di prendere tempo del deputato di Scelta Civica, Lorenzo Dellai. In realtà il braccio di ferro è solo posticipato: da una parte il Pdl invita il Pd a trovare compattezza sul nome, ma i democrat fanno sapere che una scelta diversa causerebbe meno problemi: «Devono cambiare cavallo, altrimenti l’intransigenza su quel nome può fare riuscire il giochino dei grillini e di Sel di puntare sul loro candidato». Opportunità che il Pdl non è certo propenso ad accettare: «L’incarico ricoperto dall’esponente di un partito deve passare a un membro dello stesso gruppo», aveva tuonato Brunetta dopo il rinvio. Lo scontro, adesso, si sposta sulla data della prossima votazione: per il Pdl è solo questione di giorni, per il Pd la decisione è posticipata a dopo la pausa estiva.

Federica Macagnone 

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