«Mi hanno fregata», disse Federica Gagliardi, alias “Dama bianca”, alla Guardia di finanza che la scorsa settimana la arrestò all’aeroporto di Fiumicino, di ritorno da Caracas, in Venezuela, con ventiquattro chili di cocaina nascosti nel trolley.
“Fregata”, va bene – sia pure – ma da chi? La domanda picchiettava già da tempo nella mente del procuratore di Napoli Giovanni Colangelo, tanto da aver confessato che l’operazione d’arresto della Gagliardi era già stata «preventivata da tempo» e che fa parte di un’operazione più estesa, per la quale è stata chiesta una rogatoria internazionale al Venezuela.
Nel frattempo, proprio a Caracas, sono state arrestate sette persone, tra cui un agente di polizia dello stato di Vargas, uno della Guardia nazionale boliviana, una funzionaria dell’aeroporto e quattro impiegati di Café Olé, un fast food dello scalo aereo: tutti accusati di narcotraffico e di aver aiutato la donna a eludere i controlli di sicurezza.
Stanno contribuendo alle indagini anche gli investigatori del nucleo di polizia tributaria, coordinati dal colonnello Nicola Altiero, con dei controlli su altri eventuali viaggi in Sud America compiuti negli scorsi anni dalla Gagliardi. O meglio, di altre trasferte sudamericane che non siano già balzate agli onori della cronaca. Già, perché a fine di giugno 2010, dopo aver preso parte alla delegazione italiana al G8 di Toronto, in Canada, insieme all’allora premier Silvio Berlusconi, risalì sull’aereo presidenziale per raggiungere Panama e il Brasile. Dall’aereo presidenziale, quella volta, scese anche Valter Lavitola, l’ex-direttore de “L’Avanti” e grossista ittico con un punto vendita a Rio de Janeiro. Roberto Saviano, su quei voli presidenziali, solleva l’ipotesi che siano serviti proprio al traffico di stupefacenti, mentre la Gagliardi, a proposito dell’incontro con Berlusconi, fa sapere oggi dal carcere che «è stata la sua rovina». Gli sviluppi dell’inchiesta non fanno dormire sonni tranquilli ad Arcore, ma da Forza Italia si minimizza il tutto come il solito accanimento nei confronti dell’ex-Cav.
Dell’intricata questione Lavitola e – di riflesso – di quei voli presidenziali del 2010 con la Gagliardi a bordo, si stanno occupando i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, già titolari dell’inchiesta su affari e appalti truccati che coinvolse lo stesso Lavitola e il suo caro amico, nonché presidente di Panama, Ricardo Martinelli. Il rapporto tra Lavitola e Martinelli era così stretto che fu lo stesso Lavitola nell’agosto 2011 ad ospitare il Presidente panamense a Villa Certosa, residenza estiva dell’allora presidente del Consiglio Berlusconi, che in quei giorni però era assente.
La Dama bianca, comunque, non disdegna il soggiorno nel carcere di Civitavecchia ed ha avuto modo di raccontarsi al deputato di Sel, Nazzareno Pilozzi – da sempre impegnato in visite alle carceri – che negli scorsi giorni è andato a trovarla al primo piano della sezione femminile.
«Oggi mi trovo in questa cella con due giovani detenute. Sono stata accolta bene», avrebbe confessato la Gagliardi. «Faccio le pulizie e frequento le attività, i laboratori di cucina e cucito, so di essere in una situazione difficile, ma chiedo di essere lasciata in pace».
Dama bianca, si infittisce l’inchiesta sul narcotraffico. Sette arresti in Venezuela
20 Marzo 201450