I residenti romani che vivono nei pressi del centro e dei quartieri che si affacciano sulle sponde del Tevere conoscono bene il fenomeno che, ormai da qualche anno, affligge i cieli, e non solo, della Capitale: oltre 40mila gabbiani che hanno deciso di trasferire i loro nidi sui terrazzi, sugli attici e sui tetti dei palazzi. Residenze urbane di gusto diametralmente opposto al loro habitat originario. Una vera e propria immigrazione di massa, dalle spiagge e dalle scogliere, che li ha portati in città. E non hanno alcuna intenzione di andarsene: «Sono diverse centinaia di coppie – spiega Fulvio Fraticelli, ornitologo e direttore scientifico del Bioparco – e restano in città perché la fonte di cibo è inesauribile. Finché c’è quello non hanno motivo di andarsene».
Il rancore dei cittadini nei confronti del Larus cachinnas, nome scientifico del gabbiano reale, è cresciuto negli anni: questi, infatti, emettono urla stridule che impediscono un sonno tranquillo ai “fortunati” ascoltatori, sono aggressivi, si cibano delle loro prede sui marciapiedi totalmente incuranti dei passanti, depongono uova nei vasi impossessandosi abusivamente dei balconi e difendendo strenuamente la covata da inermi signore spaventate da questi bianchi volatili. E le loro dimensioni non passano certe inosservate: due chili e mezzo di peso e un’apertura alare di circa un metro e mezzo. Hanno certamente poco in comune con i celebri e leggiadri uccelli “dalle traiettorie impercettibili di codici di geometria esistenziale” cantati da Franco Battiato.
Caratteristica peculiare dei gabbiani reali, riscontrata dalla maggior parte dei cittadini e confermata dagli studiosi, è la terribile aggressività che li contraddistingue dagli altri volatili appartenenti alla fauna romana. Solo le cornacchie riescono a contrastare la ferocia di questi lontani parenti di Jonathan Livingstone, il gabbiano protagonista del noto romanzo degli anni’70. Proprio gabbiani e cornacchie avevano attirato l’attenzione dei media in occasione dell’attacco alla colomba lanciata da papa Francesco dalla finestra del palazzo Apostolico verso la fine di gennaio, fatto che venne addirittura letto da alcuni come un nefasto presagio. Messi da parte presagi e complotti, però, l’esplosione demografica dei candidi pennuti sta realmente causando gravi problemi agli altri volatili: è sempre più difficile passeggiare per i grandi parchi romani e poter ammirare merli, passerotti, fringuelli e pettirossi. Anche gli storni che macchiavano i cieli capitolini nel periodo primaverile non si vedono più. E tutto questo perché ormai le ville romane, le strade e il fiume sono state inglobate nel “regno” fondato dai reali gabbiani, predatori che prediligono la stanzialità e non desiderano condividerla con nessuno.
Il problema è che si tratta di una specie protetta, quindi prima di poter tentare qualsiasi espediente, il comune, come auspicato dal deputato Pd, Michele Anzaldi, dovrà instaurare una collaborazione con Enpa (protezione animali) e Lipu (protezione uccelli) per attivare un’iniziativa volta a limitare i problemi derivanti dall’ingombrante presenza di questi cittadini alati e disturbatori della quiete pubblica, ormai vere e proprie icone di Roma.
Renato Paone