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HomePolitica D’Alema e Bersani attaccano: no alle elezioni anticipate, è necessario un congresso

D'Alema e Bersani attaccano
no alle elezioni anticipate
è necessario un congresso

Si aggrava la crisi interna al Pd

Matteo Renzi va controcorrente

di Nancy Calarco03 Febbraio 2017
03 Febbraio 2017

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 18-03-2014 Roma Politica "Dialogo sull'Europa", iniziativa organizzata dalla fondazione Italianieuropei in occasione della presentazione del libro di Massimo D'Alema "Non solo Euro" Nella foto Massimo D'Alema, Matteo Renzi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 18-03-2014 Rome (Italy) "Dialogue on 'Europe', initiative organized by the Italianieuropei foundation In the photo Massimo D'Alema, Matteo Renzi

“Se andiamo a votare con sei mesi di anticipo, bisogna spiegarlo alla gente”. Pierluigi Bersani inizia così il suo intervento durante l’intervista a “Piazza Pulita” e pone la questione sul perché Matteo Renzi insista tanto sulla questione delle elezioni anticipate, definendolo un “guaio serio”: il Pd non può affrontare un’elezione senza essersi confrontato e avere discusso prima.

L’ex segretario ritiene improbabile che il Partito Democratico superi il 40% dei voti, come auspicato da Renzi. “È chiaro che ci vuole un Ulivo 4.0 – ha sottolineato Bersani – è difficile che l’ex premier riesca ad attuare un’inversione di marcia. Occorre quindi che nel partito altre personalità si mettano a disposizione”. Bersani ha toccato anche il tema della legge elettorale, affermando che con l’attuale sistema si giungerebbe solo ad un clima di alta instabilità.

Anche Massimo D’Alema ha risposto a Matteo Renzi, chiedendo un cambio di leadership: “Se ci troveremo di fronte alla sordità del gruppo dirigente – continua D’Alema – arriveremo alle elezioni senza un progetto di governo né alleanze. Una scelta di questo tipo renderebbe ciascuno libero”. Secondo D’Alema con l’idea di Renzi sarebbe concreto il rischio ingovernabilità oppure un governo M5s-Lega.

Renzi ha sempre sostenuto il voto anticipato e sta cercando di convincere tutti che il voto a giugno rappresenta il male minore. Ha comunque aperto alla minoranza interna al Pd, non escludendo un congresso ed ammettendo gli errori sulla campagna elettorale per il referendum del 4 dicembre scorso.

“Il prossimo premier potrei non essere io. Non posso più dettare la linea da solo, anche se continuo ad essere il parafulmine di tutti”. Chiaro il riferimento agli attacchi ricevuti dall’interno del Pd: Bersani, D’Alema, ma anche Michele Emiliano, che sta raccogliendo firme per chiedere il congresso. La crisi interna al Partito Democratico quindi si aggrava.

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