Dopo lo scontro sul Caravaggio negato dal ministero a Capodimonte è intervenuto ai microfoni di Lumsa News Paolo Carpentieri, ex Capo Segreteria del Mibact, che ha supervisionato la stesura della riforma Franceschini.
Alla luce degli ultimi sviluppi, mi riferisco anche al mancato trasferimento della tela del Caravaggio “Sette opere di Misericordia”, pensa che l’autonomia dei musei, voluta dalla riforma Franceschini, sia a rischio?
È un discorso un po’ complesso. La scelta sul prestito delle opere deve avere dei criteri di carattere generale dettati da una direzione centrale, che in questo caso è l’Archeologia Belle Arti e Paesaggi, che ha competenza in merito. La funzione di direzione e coordinamento degli uffici periferici spetta appunto a loro ed è possibile che vengano prese delle linee d’indirizzo di particolare cautela per il trasferimento di certe opere più delicate.
Ci sono stati altri casi recenti otre a quello di Napoli?
Il paragone più recente che mi viene in mente riguarda Roma. Ricordo che ci fu un prestito, voluto dalla Galleria Borghese, per un’opera del Canova che era collocata in un’altra sede, a pochi chilometri di distanza. In questo caso, il trasferimento fu concesso, ma durante il trasporto l’opera subì dei danni.
Quali potrebbero essere delle soluzioni al problema della mobilitazione delle opere?
Nel caso specifico della tela del Caravaggio, a mio avviso, è stato giusto non trasferirla perché lo spostamento avrebbe comportato rischi inutili. Comunque penso che una vicenda come quella di Napoli non limiti l’autonomia dei musei. Questi ultimi non sono fuori dal sistema del Ministero ed è giusto che esistano criteri d’indirizzo comuni.
Sul tema delle sovrintendenze uniche, invece?
Non vedo iniziative di controriforma. Il tema delle sovrintendenze uniche su cui si discute molto, è un caso differente da quello dei musei. È fisiologico che dopo qualche anno di applicazione possano esserci delle strette di bullone sulla normativa vigente. Esiste uno strumento previsto dalla legge, chiamato Vir (Valutazione dell’Impatto della Regolazione), che serve a monitorare gli effetti della riforma. Con una certa periodicità viene effettuato un impatto di valutazione di una legge, che però non ne mette in discussione l’impianto base. Ora bisognerebbe fare in modo che gli istituti della cultura, i più grandi almeno, non vengano riportati a un regime anteriore alla riforma, quando erano meri uffici e non organi a sé stanti. Il punto di svolta sta nell’avere sottratto questo gruppo di musei alle sovrintendenze e averli promossi ad organi autonomi, in linea con i principi dell’Icom, (International Council Museum).