Tre paesi incalzano, uno fugge. L’Ue osserva spazientita. Israele, Cipro e Grecia chiedono risposte all’Italia sulla realizzazione del gasdotto EastMed-Poseidon, ma il governo prende tempo anche se l’ex ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, aveva siglato un accordo nel 2017 con gli altri Stati. Il progetto prevede la costruzione di un gasdotto di 2000 chilometri che dovrebbe portare in Europa tra i 15 e i 20 miliardi di metri cubi di gas naturale ogni anno, provenienti dai giacimenti che si trovano nel Mediterraneo, tra Israele e Cipro, passando per la Grecia. L’accordo definitivo era stato annunciato per fine marzo, ma ora l’esecutivo italiano indietreggia e chiede tempo per prendere una decisione.
La costruzione del gasdotto rappresenta potenzialmente un danno enorme per Russia e Turchia, che attualmente forniscono la maggior parte del gas in Europa, la prima come produttore, la seconda come snodo centrale nel Mediterraneo. Infatti se al Movimento 5 Stelle conviene rallentare il progetto perché è nel mirino delle critiche degli ambientalisti, a causa della politica deludente sulle grandi opere come Tav e Tap, allo stesso tempo il Movimento sembra strizzare l’occhio a Vladimir Putin, già difeso ieri dal presidente della Camera Roberto Fico che ha chiesto di fermare le sanzioni dell’Ue alla Russia.
Di diverso avviso il vicepremier Matteo Salvini che, durante la sua visita di dicembre in Israele, aveva sponsorizzato il progetto. Seguendo la linea politica del suo partito il ministro aveva invitato le “aziende italiane a partecipare”, sostenendo che non vi fosse “alcun impatto ambientale” e che sarebbero diminuite le bollette degli italiani. “Per l’Italia e per l’Europa – ha affermato questa mattina Matteo Di Paolo di +Europa – Poseidon sarebbe una grande occasione: diventeremmo strategici come hub del gas, magari incluso lo shale americano. La transizione energetica, verde, ecologica, passa per l’elettrificazione, ma per farlo serve il gas, accanto alle energie rinnovabili”.